Se un cardinale dissente dalla Chiesa di Mario Palmaro,28-03-2012, http://www.labussolaquotidiana.it
Il cardinale Carlo Maria Martini
si dichiara a favore del riconoscimento dei “matrimoni” tra omosessuali da
parte dello Stato. Così hanno scritto nei giorni scorsi molti giornali
italiani, dando alla notizia grande rilievo.
Di fronte a questo genere di faccende,
il mondo cattolico "ufficiale" abbozza una serie di reazioni che in
ordine logico e temporale si possono riassumere così: primo, chissà che cosa
avrà detto esattamente il cardinale, e che cosa gli hanno fatto dire i
giornali; secondo, il card. Martini è un uomo profetico, quindi le sue parole
vanno inserite nel contesto e non estrapolate in modo strumentale; terzo, visto
che la materia scotta, meglio far finta che non sia successo niente; quarto, se
anche il card. Martini avesse detto davvero quello che ha detto, bisogna far
finta di niente perché non si può criticare un cardinale, per evitare scandalo
e divisioni nella Chiesa; quinto, se qualcuno fra i cattolici critica Martini,
peste lo colga, perché così facendo rompe la consegna del silenzio e disturba
la quiete della buona gente cattolica.
Purtroppo, si tratta di un
protocollo terapeutico francamente fallimentare: una sequenza di manovre che
farà immancabilmente morire il paziente, cioè il cattolico normale. Perché il
cattolico di Voghera si merita ben altro, di fronte al fenomeno, ormai
diventato rituale, di uomini di Chiesa che si alzano la mattina, ne dicono una
grossa confidando nella “immunità clericale”, e chi si è visto si è visto.
Purtroppo, il caso dell’arcivescovo emerito di Milano è, in tal senso,
esemplare. Che cosa ha scritto, esattamente, il card. Martini? Il testo è
tratto dal libro Credere e conoscere, in uscita per Einaudi, scritto in dialogo
con l’ex senatore del Pd Ignazio Marino. Il card. Martini ogni tanto ama questa
forma letteraria: qualche tempo fa, per esempio, aveva scritto un libro analogo
con don Luigi Verzè (il patròn del San Raffaele), dal significativo titolo,
Siamo tutti nella stessa barca. Ma torniamo alla cronaca di questi giorni. Ecco
qua il brano incriminato: «Io ritengo che la famiglia vada difesa perchè è
veramente quella che sostiene la società in maniera stabile e permanente e per
il ruolo fondamentale che esercita nell'educazione dei figli. Però non è male
che, in luogo di rapporti omosessuali occasionali, che due persone abbiano una
certa stabilità e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli». Il
campionato mondiale di arrampicata sugli specchi non finisce mai, e i cattolici
pronti a parteciparvi sono sempre numerosissimi. Ma temo che questa volta anche
un fuoriclasse del settore debba arrendersi all’evidenza: il card. Martini
scrive proprio che lo Stato deve aiutare gli omosessuali a stabilizzare il loro
rapporto. Teorizza una pagina inedita del catechismo cattolico, sostenendo che
- insomma -, piuttosto che avere rapporti occasionali e superficiali, le
persone omosessuali si impegnino in maniera seria e prolungata, grazie anche a
un istituto messo a punto dallo Stato. Più chiaro di così.
La Congregazione per la dottrina
della fede ha pubblicato non uno, ma due documenti per insegnare il contrario,
e per dire che un politico, vieppiù se cattolico, non può sostenere proposte di
legge che prevedano il riconoscimento di unioni omosessuali. Ergo: Martini e la
Chiesa insegnano cose diametralmente opposte. Può essere anche doloroso
scriverlo, ma ammetterlo è facile facile. Questione di logica elementare. Le
uova sono rotte e la frittata è fatta. Ed è qui che si inserisce il grave
errore operativo del mondo cattolico ufficiale: fatto di silenzi imbarazzati, e
di difese penose che arrancano nel tentativo impossibile di rendere omogeneo
quanto detto dal cardinale e quanto insegnato dalla Chiesa in tutti questi
anni. Ovviamente, non ignoriamo le ragioni della prudenza, il timore degli
scandali, la necessità del rispetto dovuto ai principi della Chiesa, cui si
aggiunge nel caso di Martini la pietas dovuta a un uomo di veneranda età, per
di più colpito dalla malattia. Ma qui c’è un punto che non può sfuggire a
nessuno: e cioè che lo scandalo è già accaduto, ed è pubblico. Ed è lo scandalo
provocato da una presa di posizione eterodossa a opera di un vescovo cattolico,
che quando parla raggiunge attraverso i mass-media milioni di persone.
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