Coppie gay, il silenzio del legislatore, di Cesare rimini - Corriere
della Sera, 20 Marzo 2012, http://dirittiglobali.it
Le sentenze che entrano nella
storia di un Paese sono rare, ma quella della Corte di Cassazione che ha
affermato, con una lunga, drastica e rigorosa motivazione il diritto delle
coppie omosessuali ad avere una famiglia, a essere una famiglia, è una di
queste. Il discorso del matrimonio fra omosessuali è lasciato in un
angolo.
La Corte si è limitata a ribadire
il rifiuto alla trascrizione del matrimonio contratto all'estero tra persone
dello stesso sesso, in quanto non consentito dalla nostra legge. Ma
l'attenzione dei giudici della Suprema Corte è concentrata sulla mancanza di
regole che consentano agli omosessuali di avere un nucleo familiare
regolamentato dalla legge, sia nelle fasi di serenità della vita insieme, sia
nei casi di crisi quando la coppia entra in conflitto, perché è evidente che
anche le coppie omosessuali possono avere un percorso litigioso, che la legge
deve regolamentare. Si tratta in concreto della fissazione di un assegno di
mantenimento, dell'assegnazione della casa, dei diritti successori, della
reversibilità della pensione.
La sentenza della Cassazione non
si presta a interpretazioni ideologiche o preconcette. La sentenza non è un
lenzuolo troppo corto che ciascuno può tirare dalla sua parte, a seconda delle
proprie tendenze di pensiero. Nessuno può dire che i giudici hanno fatto una
legge, perché non è il loro mestiere. Nessuno può dire che i giudici di merito
potranno, caso per caso, disporre assegni di mantenimento, disporre diritti
successori, disporre pensioni di reversibilità.
I giudici della Suprema Corte non
hanno modificato la legge, hanno fatto una diagnosi sociale, hanno guardato i
fatti e, come si sa, i fatti sono argomenti testardi. Le coppie omosessuali
sono una realtà sociale estesa, regolamentata nella maggior parte dei Paesi
della nostra civiltà, e in quanto tali occorre una legge che dia le regole.
Altrimenti le norme del nostro ordinamento che si occupano solo dei rapporti
giuridici tra le coppie sposate, in Chiesa o in Comune, finiscono sugli scogli
della incostituzionalità. Una incostituzionalità che non nasce, come per
solito, da una legge esistente che viola le norme costituzionali, ma da una
legge che tace, da una legge che resta in silenzio di fronte ad un fenomeno che
riguarda cittadini che sono contribuenti come gli altri, che sono un nucleo
della società che va tutelato come gli altri.
Questa corretta lettura della sentenza emerge proprio
dai commenti positivi e negativi nel mondo laico e politico e nel mondo della
Chiesa. Insomma è la legge che deve venire e questo è tanto vero che alla
Commissione Giustizia della Camera ripartono le proposte per una normativa che
scaturisce dall'insegnamento della Suprema Corte e che a quell'insegnamento
dovrà ispirarsi con chiarezza dopo la serie senza fine e inutile dei tentativi
non riusciti: Pacs, Dico e così via. Le sigle sono venute a noia, ci vogliono
delle norme e un accordo bipartisan di uomini e donne dei vari schieramenti,
forse si profila. Sarebbe ora.
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