La verità sulla “pillola dei cinque giorni dopo”? E’ potenzialmente
abortiva - di Giulia Tanel, 29 mar 2012, Bioetica, http://www.libertaepersona.org
Un’inchiesta del canale tematico
Doctor’s life documenta come abortire sia sempre più facile.
Oramai, infatti, bastano 24 ore
di tempo, una connessione internet, un’autocertificazione sul proprio stato di
salute e sessanta euro per vedersi recapitata a casa una confezione del
“farmaco” EllaOne, meglio conosciuta con il nome di “pillola dei cinque giorni
dopo”.
Ma che funzioni svolge, nel
concreto, tale pillola? E quali sono i principi che ne regolamentano la
distribuzione in Italia?
La “pillola dei 5 giorni dopo” va
assunta entro le 120 ore dal rapporto considerato a rischio.
Il principio attivo contenuto
nella pillola EllaOne è l’ulipristal acetato, che appartiene alla categoria
degli antiprogestinici; esso ha la funzione di impedire l’azione del
progesterone, l’ormone che crea le condizioni adatte alla fecondazione
dell’ovulo e all’annidamento dello stesso nell’utero.
Bloccando la produzione del
progesterone, la “pillola dei 5 giorni dopo” impedisce che l’utero si prepari
ad accogliere un eventuale ovulo fecondato che, quindi, una volta giunto
nell’utero non trova pareti fertili dove annidarsi.
Nella sostanza dei fatti, dunque,
EllaOne svolge una funzione potenzialmente abortiva. Il termine
“potenzialmente” serve ad indicare il fatto che nessuno saprà mai se era
avvenuta o meno la fecondazione e se aveva dunque preso il via una nuova vita.
In Italia, nel giugno del 2011,
il Consiglio Superiore della Sanità ha approvato l’introduzione della “pillola
dei 5 giorni dopo”, catalogandola come “contraccettivo di emergenza”.
Da quanto si evince dal paragrafo
precedente, tuttavia, la definizione di “contraccettivo” è errata: un
contraccettivo ha infatti la funzione di impedire la fecondazione, mentre
EllaOne agisce quando essa è già avvenuta, in quanto svolge una funzione
antinidatoria.
Sono già molti i medici che hanno
deciso di fare obiezione di coscienza non prescrivendo tale “farmaco”, in
quando la sua natura è potenzialmente abortiva.
Gli obiettori sono sempre mal
visti, ma in questo caso lo sono ancora di più, in quanto, in Italia, per
acquistare EllaOne sono necessari una prescrizione medica e un test di
gravidanza che sia risultato negativo.
Quest’ultimo particolare del test
è una clausola tutta italiana e ha generato moltissime polemiche. Come ha
evidenziato molto bene in un’intervista a Tempi.it il dottor Renzo Puccetti,
infatti, i test di gravidanza non testimoniano l’avvenuta fecondazione, bensì
l’annidamento dell’embrione dell’utero. Se una donna, dunque, fa un test di
gravidanza il giorno dopo il rapporto sessuale, esso risulterà negativo anche
se è avvenuta la fecondazione.
I problemi connessi ad EllaOne
sono dunque molti.
La prima implicazione è di
carattere morale, in quanto non ci si trova di fronte ad una pillola
contraccettiva, bensì potenzialmente abortiva.
Il secondo aspetto problematico
riguarda il fatto che la commercializzazione di EllaOne è in palese contrasto
con la leggi vigenti in Italia, sempre in virtù della sua potenziale funzione
abortiva.
La terza difficoltà è infine
connessa al test di gravidanza che, nella teoria, dovrebbe essere fonte di
discriminazione, ma che nella sostanza non ha alcuna valenza, in quanto
risulterà negativo anche se la fecondazione è avvenuta.
A questi tre aspetti ne va
aggiunto un quarto, assurto tristemente alle cronache nei giorni scorsi: la
commercializzazione dei farmaci on-line.
Come si evidenziava in apertura
del presente articolo, infatti, ormai abortire è sempre più facile e acquistare
una confezione di EllaOne lo è ancora di più: non servono neanche la
prescrizione medica e il test di gravidanza.
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