Adozione o provetta di Sabrina Minardi, L'Espresso, 23 marzo 2012
Si sfiorano, si intrecciano, si
confondono. Ufficialmente è presto per ammetterlo. Ma due fenomeni si stanno
silenziosamente avvicinando: calano le domande per adottare un bambino,
aumentano i trattamenti di fecondazione assistita. C`è una tappa nuova nella
maternità delle italiane. Sussurrata come un tabù, ma suggerita da indizi
sempre più insistenti, si fa strada l`ipotesi che il ricorso ai trattamenti di
procreazione assistita stia gradualmente togliendo spazio all`adozione. Anche
perché la partita si gioca tutta nello stesso arco della vita: tra i 35 e i 40
anni. Nella rincorsa di un figlio last minute, tra due percorsi aleatori ed
emotivamente impegnativi, le coppie scelgono la via biologica.
Fuga dalle adozioni. Le
statistiche parlano chiaro: l`Italia è ancora al primo posto in Europa e al
secondo posto nel mondo, dopo gli Stati Uniti, ma si allontana dall`adozione
internazionale. La sceglie meno che in passato. Mai il numero di domande per
adottare un bambino straniero è stato tanto basso.
È proprio la flessione delle
domande ai tribunali, vale a dire l`atto degli aspiranti genitori che inaugura
l`iter adottivo, a dare l`allarme: secondo l`Ai.Bi. (l`associazione Amici dei
Bambini che, con 249 minori assegnati nel 2011, è tra i principali enti protagonisti
delle adozioni), dal 2004 al 2010 il calo di domande da parte delle coppie è
stato del 32 per cento. Tradotto in numeri, dal 2006 al 2010 le domande sono
passate da 7.652 a 5.576. E il crollo è continuato nel 2011. La stima non è
aggiornata, ma anche gli altri enti autorizzati, le 65 associazioni che si
occupano di fare da tramite tra le coppie e i bambini all`estero, monitorano
con preoccupazione la situazione. Mentre i tribunali per i minorenni allineano
i dati: in Lombardia, regione capofila delle adozioni, il calo delle richieste
pervenute è del 30 per cento.
Il Rapporto annuale della
Commissione per le Adozioni internazionali non rileva ancora il fenomeno,
perché si riferisce alla conclusione di pratiche avviate qualche anno fa. E,
rispetto al passato, registra solo un leggero decremento: se nel 20101e coppie
che avevano richiesto l`autorizzazione all`ingresso in Italia di bambini
stranieri erano state 3.241, nel 2011 sono state 3.154.I minori adottati
nell`ultimo anno 4.220 (perché alcune famiglie ne hanno adottati più di uno).
In calo anche i decreti di
idoneità emessi dai tribunali: il documento che dà il via libera alla
possibilità di adottare. Nel 2011 (stando al dato finora noto) ne sono stati
emessi 3.179. Nel 2010 erano stati 4.277. L`anno prima 4.509. Con casi
plateali: a Napoli si è passati da 271 decreti di idoneità nel 2010 ai soli 90
del 2011. «In quattro anni, dal 2006 al 2011, il calo dei decreti di idoneità
emessi dai tribunali e consegnati alle coppie è del 49 per cento. La fuga dalle
adozioni, nazionali e in special modo internazionali, è drammatica», dice Marco
Griffini, presidente dell`Ai.Bi. :«11 sistema può ancora contare su un
"monte coppie" di qualche migliaia. Ma gli effetti si vedranno nel
giro di pochi anni: di questo passo, l`adozione "finirà" nel 2021.
Questa situazione deve dare la sveglia. Abbiamo a che fare ogni giorno con
coppie che vorrebbero adottare, registriamo le loro difficoltà e il clima
negativo che si sta imponendo: l`adozione è considerata difficile, costosa. Le
procedure, respingenti, spaventano».
Troppo cara, troppo tempo. Capire
perché. Sul calo di domande ha ragionato il Cea, il coordinamento degli enti
auto- rizzati, nel primo Rapporto sulle adozioni: «In alcuni luoghi la
diminuzione dei decreti di idoneità è dovuta all`introduzione di maggiori
vincoli. La crisi economica ha avuto un impatto: il costo dell`adozione
rappresenta una barriera all`ingresso. E l`evoluzione delle caratteristiche dei
bambini: sempre più grandi, sempre più spesso con problemi di salute e
raramente provenienti da Paesi europei». La stessa Ai.Bi ha predisposto un
questionario on line per capire le cause del calo. Destinatarie le famiglie
adottive, identici i risultati: per il 41 per cento pesa la lunghezza dell`iter
procedurale, che secondo l`ultimo Rapporto Cai è mediamente di 25 mesi. Per il
28 per cento incidono i costi: una ricerca del Cergas Bocconi ha stimato tra
5.850 e 8.400 euro i costi fissi che le famiglie devono pagare per l`assistenza
in Italia. Ma occorre aggiungere le spese per i trasferimenti, la permanenza
all`estero, gli specialisti coinvolti nel percorso adottivo. Comprensibile che
per 1`11 per cento pesi la crisi economica. E c`è anche chi - il 9 per cento -
è dissuaso dalla possibilità che arrivino bambini troppo grandi: l`età media
del minore sta salendo, nel 2011 si è assestata a oltre sei anni. Il 6 per
cento addita la maggiore consapevolezza sulla complessità dell`adozione; per il
5 per cento decisivo è il clima culturale "ostile". Un calo diffuso. «La
situazione dell`Italia va vista in correlazione a ciò che sta accadendo nel
mondo», interviene Daniela Bacchetta, ex giudice minorile, dal 2007
vice-presidente della Commissione Adozioni Internazionali: «Che ci sia un calo
dì domande è un dato di fatto. Ma mi sembra che l`Italia abbia dimostrato
capacità dì resistere al momento difficile e di far fronte alle esigenze dei
Paesi di origine». All`estero il calo di adozioni è ben più appariscente.
Mentre, secondo l`Unicef, aumentano i bambini abbandonati - nel 2010 erano 168
milioni nel mondo, a fronte di 146 milioni nel 2004 - Paesi come gli Stati
Uniti continuano a registrare una riduzione delle adozioni: tra il 2010 e il
2011 è stata del 15,7 per cento. Dal 2004 al 2011 il crollo è di un clamoroso
60 per cento, tanto che l`amministrazione Obama ha inviato un questionario alle
famiglieper ragionare sulle cause. In Francia il calo registrato è del 43,1 per
cento negli ultimi due anni, in Spagna del 4,8 per cento, in Germania del 6,3,
in Canada del 30,5 per cento. E In Irlanda, tra il 2008 e il 2011 il calo di
richieste è stato, secondo l`Health Service executive, del 46,6 per cento.
L`incertezza sul futuro. La crisi («Il sistema è basato su rimborsi ex post»,
spiega Bacchetta: «Il 50 per cento delle spese è restituito dallo Stato in
misura parametrata alla ricchezza delle coppie, l`altro 50 è fiscalmente
deducibile»). La chiusura all`adozione da parte di certi Paesi che
rappresentavano importanti interlocutori - come la Cina per gli Stati Uniti, o
Haiti per la Francia. Ma non è solo questo. «La voglia di avere figli è ?
rimasta intatta, anzi nel pieno della crisi è continuata ad aumentare»,
aggiunge Grani. Le prove ci sono. Corsa al tiglio biologico. È la Relazione al
Parlamento del giugno 2011 sullo stato di attuazione della legge 40 (in materia
di procreazione medicalmente assistita): i dati, relativi a12009, raccontano un
desiderio di maternità affatto fuori gioco. Nel 2009, nei 350 centri
autorizzati d`Italia, sono state trattate 63.840 coppie. Nel 2005 erano state
46.519, nel 2006 52.206, nel 2007 55.437, nel 2008 59.174. Un incremento
costante che ha portato a 14.033 gravidanze e alla nascita di 10.819 bambini.
Dall`entrata in vigore della legge 40 la tendenza di coppie che accedono alle
tecniche di procreazione assistita è in a urnento. Dal 2005 al 2009 è cresciuto
del 37 per cento. E ancora migliori sono stati i risultati tra il 2010 e
i12011: la legge 40 è stata "corretta" dalla sentenza della Corte
costituzionale del 2009, che ha affidato al medico la scelta sul numero di
embrioni fecondati da trasferire nell`utero delle pazienti. E il numero dei
bambini nati in provetta è aumentato del 20 per cento. «La fecondazione
assistita sta togliendo terreno all`adozione? Potrebbe essere: la prima causa
per cui ci si rivolge all`adozione è l`infertilità. Ma non intreccerei i due
fenomeni: magari, li affiancherei», commenta Bacchetta. «Non c`è tra i due
fenomeni un processo di vasi comunicanti: hanno alla base motivazioni diverse.
Se calano le domande d`adozione è perché a quel percorso si arriva tardi e i
tempi lunghi spaventano le coppie», interviene Giulia Scaravelli, responsabile
del Registro nazionale della procreazione medicalmente assistita dell`Istituto
Superiore di Sanità: «Da quando esiste il Registro, dal 2005, crescono le
coppie che si sottopongono a trattamenti. È un fatto naturale: le tecniche sono
più efficaci, c`è un fisiologico aumento di chi vi ricorre. Anche
l`informazione gioca un ruolo decisivo: ci sono siti Internet da cui riperire
notizie, c`è un Registro (www.issit/rpma ), casi eclatanti attirano
l`attenzione. Tutto ciò fa sì che a questi trattamenti accedano sempre più
persone. E ancora: in oltre il 66 per cento dei casi ci si rivolge a centri
pubblici o privati convenzionati. Ma la ragione principale è l`età: se
riuscissimo a spiegare ai giovani che le difficoltà di procreare non cominciano
a 40 anni ma a 30, avremmo risultati diversi. La fecondazione assistita
riguarderebbe solo quella ridotta popolazione davvero infertile » .
Tecniche sempre più efficaci. Al
momento la situazione è un`altra: i trattamenti sono più efficaci,
l`informazione è maggiore. A maggio la Corte costituzionale dovrà pronunciarsi
sulla legittimità del divieto di fecondazione "eterologa" . Nel
frattempo, andare all`estero per i trattamenti impossibili in Italia non è così
difficile come un tempo. «Non abbiamo, al momento, dati sulle migrazioni delle
coppie, ma il gruppo italiano al lavoro con il Registro europeo sulla
procreazione medicalmente assistita ha proposto di inserire la nazionalità di
provenienza dei pazienti: oggi, non si distingue tra cittadini e stranieri»,
aggiunge Scaravelli. Sul Web le stime circolano: dalla Carinzia a Bruxelles, da
Barcellona a Lugano, si parla di almeno 5 mila coppie che ogni anno varcano i
confini per ricorrere alla fecondazione con donazione di ovociti. «Abbiamo
l`iter adottivo più complesso al mondo. Ci sono chiusure improvvise da Paesi
che cambiano la normativa e lasciano in sospeso procedimenti avviati. Con
l`ansia dell`età che avanza, le coppie tentano la strada biologica: il figlio
di sangue», nota Anna Genni Miliotti, mamma adottiva, responsabile del sito
adozioneinternazionale.net e autrice di diversi libri, tra i quali "A come
adozione" e "Ci vuole un Paese" (Franco Angeli): «Dove le
tecniche di fecondazione sono più mature le domande di adozione sono crollate.
Il calo si inquadra in uno scenario di bassa natalità. L`adozione, che è una
genitorialità programmata a tavolino, ne sconta le conseguenze». «Sono due
percorsi pratici e psicologici diversi», replica Giovanni Battista Ascone,
direttore degli uffici Tutela della salute dei soggetti più vulnerabili e
Tutela della salute della donna e dell`età evolutiva del ministero della
Salute: «Escludo che l`una influenzi l`altra: le liste d`attesa per la
fecondazione assistita (almeno un anno nel pubblico), i costi (nel privato ogni
ciclo di inseminazione si aggira sui mille euro) sono dissuadenti almeno quanto
l`adozione. E anche vero che, con l`aumento dei centri dove effettuarla e
dell`informazione, molte più persone che in passato tenteranno questa strada».
«Non so se tra i due fenomeni ci sia una correlazione
diretta», interviene Raffaella Pregliasco, responsabile del Dipartimento
Adozioni dell`Istituto degli Innocenti di Firenze: «Io mi limito a osservare
che le coppie che vogliono adottare provengono o hanno in corso trattamenti dí
fecondazione assistita. Ma considerare l`adozione come ultima spiaggia non mi
piace». Non è solo un`opinione: il ricorso a tecniche di fecondazione può
influire negativamente sul giudizio di idoneità di una coppia. «Oggi che le
tecniche sono più evolute è plausibile che incidano sull`adozione», continua
Pregliasco. Il Rapporto ribadisce: chi adotta, nell`88 per cento dei casi, ha
sperimentato tecniche di fecondazione. E aumenta l`età delle pazienti: 36,2
anni è la media di chi va incontro a un percorso medico di procreazione. Quasi
una paziente su quattro ha più di 40 anni. «L` età è il punto cruciale»,
sottolinea Pier Giorgio Crosignani, docente di Ginecologia e Ostetricia
dell`Università di Milano, autore de "Il lungo viaggio della
cicogna..." (Franco Angeli): «I figli si fanno più tardi; sí ricorre più
che in passato alla fecondazione assistita. L`aumento dei trattamenti è un
fatto rilevato in tutti i Paesi occidentali, e continuerà, perché l`età è la
prima causa di infertilità. E una volta che ti accorgi di desiderare un figlio,
provi il tutto per tutto per concepirlo». Anziché con un percorso burocratico,
sulla tua pelle. «Il calo di adozioni è lo specchio della natalità in Italia»,
contínua Crosignani: «Si ha sempre meno fiducia nel futuro: e chi adotta un
bambino sta adottando il futuro».
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