Ci vogliono geneticamente modificati di Tommaso Scandroglio, 30-03-2012,
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Davvero troppa cultura a volte fa
male. Anzi, fa sicuramente male quando questa cultura è guasta. Una prova ci
viene da un articolo dal titolo Human Engineering and Climate Change pubblicato
di recente sulla rivista scientifica Ethics, Policy and Environment da tre
professori universitari: Matthew Liao docente di bioetica alla New York
University, il neuroscienziato Anders Sandberg e la filosofa Rebecca Roache
docenti presso la Future of Humanity Inst. dell’Università di Oxford. Insomma
tre cervelli non da poco, verrebbe da dire. Quali tesi hanno partorito cotali
menti? L’articolo propone soluzioni a dir poco eccentriche al problema
dell’inquinamento ambientale e dei consumi energetici.
Si parte dalla costatazione che
l’inquinamento è prodotto anche dagli allevamenti animali perché mucche, maiali
e pecore producono gas serra, mangiano vegetali e per aver pascolo si è
costretti a deforestare. Ora è chiaro che fino a quando la gente vorrà
consumare carne gli allevamenti continueranno a prosperare e di conserva ad
inquinare. Dunque ecco la soluzione: occorre indurre le persone a non mangiare
carne somministrando a queste ultime pillole che provochino avversione alle
proteine animali oppure modificando il sistema immunitario in modo tale da aver
nausea solo al pensiero di uno spiedino arrosto o di una salsiccia al vino
rosso.
Il secondo intervento a beneficio
dell’amato pianeta terra è ancora più drastico. Anche qui si parte da una
premessa corretta per poi approdare ad una conclusione bizzarra. La premessa è
questa: più una persona è grassa, anzi: grossa, più consuma. Il rimedio è
talmente semplice che a scriverlo il lettore si darà del cretino per non averci
pensato lui per primo: basta abbassare l’altezza delle persone. Più saremo
bassi meno volume occuperemo, meno consumeremo. I tre cervelloni iper-laureati
di cui sopra hanno infatti stimato che se le prossime generazioni doneranno
alla causa ambientalista un 15 cm della loro altezza, la massa corporea
diminuirà del 21% e di conseguenza i tassi metabolici – e dunque i consumi – di
un bel 15-18%. Per ridurre l’altezza le soluzioni passano dalla Fivet, a cure
ormonali, ad interventi sul genoma umano.
Poi l’articolo propone un’altra
soluzione per ridurre gli sprechi, degna della Marvel, la casa editrice che
pubblica Spiderman e Batman: occorre modificare la capacità visiva dell’uomo
affinchè possa vedere anche al buio come i gatti. Se modifichiamo la struttura
dell’occhio rendendolo capace di vedere anche nell’oscurità non dovremmo
accendere così tante luci alla sera. Gli “scienziati” sono assolutamente
espliciti sul punto: “Se ognuno avesse occhi di gatto, non sarebbe necessaria
tanta illuminazione e si potrebbe ridurre l’uso di energia globale
considerevolmente”. Il discorso non fa una piega.
E’ quanto mai evidente che le
soluzioni proposte fanno a pugni con il buon senso, ma, sotto altra
prospettiva, sono assolutamente coerenti con il dogma di carattere apodittico
che precede queste soluzioni e che mai bisogna contestare: si deve preservare
l’ambiente costi quel che costi. Se il prezzo da pagare è quello di non
mangiare carne, di assomigliare a dei nani e di strabuzzare gli occhi allora
l’umanità è obbligata a compiere questo sacrificio in onore della Dea Terra.
I rimedi inventati da questi tre
accademici allora non sono stravaganze di chi vuol mettersi in luce (o in
ridicolo), ma si inseriscono con ferrea logica in un piano ben strutturato
della ideologia ambientalista: prima la foca e poi l’uomo. Perciò le trovate
ecosostenibili dei tre proff. in questa prospettiva non sono panzane grandi
come una casa, effetti patologici di menti bizzarre, bensì inevitabili e
fisiologiche conseguenze di premesse errate.
E la premessa errata è questa:
l’uomo è il cancro del pianeta da estirpare quanto prima. Il 18 Novembre 2009
l’Unfpa nel suo rapporto annuale sullo stato della popolazione mondiale
suggeriva che l’unica strada è quella della diminuzione delle nascite perché
sono gli uomini che producono la tanto temuta CO2. Il rapporto faceva eco ai
risultati di una ricerca del professor Thomas Wire della London School of
Economics, commissionata dall’Optimum Population Trust, pubblicata nell’agosto
del 2009. Questa indagine affermava che per ogni 7 dollari spesi in
contraccezione ci guadagniamo in ecologia: ben una tonnellata in meno di
anidride carbonica emessa nell’atmosfera grazie al fatto che i contraccettivi
impediscono la nascita di bebè produttori di CO2. Il rapporto del prof. Wire lo
faceva capire chiaramente sin dal titolo: “Meno emettitori, emissioni più
basse, costi minori”.
Sulla stessa falsa riga si è
mosso Rajendra Pachauri, il segretario dell’IPCC (Intergovernmental Panel on
Climate Change), che aprì nel dicembre del 2009 i lavori del Vertice di
Copenhagen sui cambiamenti climatici. Pachauri suggerì di aumentare le tasse
sugli aerei, dato che da soli emettono il 2-3% di CO2 di tutto il pianeta, e di
eliminare le bottiglie di acqua da frigo dai ristoranti.
Ancor più fantasioso il progetto
proposto dall’Ong peruviana Glaciares e vincitore sempre nel 2009 del concorso
“100 idee per salvare il pianeta” indetto dalla Banca Mondiale: dipingere di
vernice bianca le montagne del Perù. Il bianco riflette il calore e in tal modo
i ghiacciai non si scioglieranno e così preserveremo una risorsa preziosa
dell’ecosistema.
In terra nostrana come non
ricordare poi l’uscita di Fulco Pratesi, presidente del WWF Italia, che nel
2007 suggerì di lavarsi poco per risparmiare acqua: "Un solo bagno il
sabato mattina consente di risparmiare molta acqua, senza pregiudicare
l’odorato dei vicini. Un rapido esame della biancheria consente di giudicare
quale capo debba essere cambiato. Le camicie, meglio non bianche e non strette
da cravatte, mi possono durare anche tre giorni. Le mutande durano anche
qualcosa in più dei tre giorni. La canottiera resiste da un sabato all’altro.
Quanto alle calze, d’inverno possono aspettare tre giorni”. E così scoprimmo
che il sudiciume è a basso impatto ambientale.
Gli esempi a voler continuare - è
proprio il caso di dirlo – si sprecherebbero e andrebbero come abbiamo visto
dalla geo-ingegneria, che vuole modificare-preservare l’ambiente,
all’ingegneria umana che vuole invece impedire che nuovi esseri umani vengano
alla luce con la contraccezione o con l’aborto oppure addirittura vuole
modificare il suo DNA perché sia ecosostenibile. L’uomo è dunque l’unico essere
vivente da non preservare.
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