Pillola dei 5 giorni dopo, «il problema è la sua commercializzazione
non l'acquisto online» di Benedetta Frigerio, 27 Mar 2012, http://www.tempi.it/
«Il mercato nero è sempre
esistito. Se le donne comprano una pillola illegale in Italia è un conto, se ne
comprano una legale, però, le cose cambiano». Così Renzo Puccetti, medico e
membro della Research Unit della European Medical Association, interviene in
merito alla polemica della pillola dei 5 giorni dopo (Ellaone), introdotta in
Italia con la regola di assumerla solo una volta che la donna dimostri di non
essere incinta dopo essersi sottoposta a un test di gravidanza. «Qui sta
l'inganno: la commercializzazione della pillola, che invece poteva essere
vietata in quanto abortiva. La EllaOne è un antiprogestinico, impedisce
l'annidamento e ha quindi potenziale effetto abortivo».
Ma la polemica è scoppiata
intorno al test necessario per evitare aborti.
Mettiamo che una donna abbia il
rapporto sessuale di domenica, giorno in cui ha ovulato. Il lunedì va a
chiedere la pillola dei 5 giorni dopo al pronto soccorso e lì le dicono che ci
vuole il test di gravidanza. Così lo fa il lunedì mattina e l'esito arriva dopo
poche ore. Peccato che risulterà negativo, anche se è incinta, così la donna
prenderà la pillola e abortirà.
Perché la donna potrebbe essere
incinta anche se il test è negativo?
Perché se l'ovulazione è già
avvenuta e l'embrione è fecondato, ma non ancora annidato in utero, il test non
lo vede. Così l'effetto della pillola è solo antinidatorio dell'embrione. Non
più antiovulatorio.
Quindi anche se le donne non
comprano la pillola online possono usarla come abortiva seguendo la legge
vigente.
Purtroppo
è così. È come per la Ru486. All'inizio si pensava che ponendo dei paletti
(si può somministrare solo in
ospedale) la gente non l'avrebbe usata. Ora i numeri del suo utilizzo sono in
aumento. Perché la convenienza è sia economica sia psicologica (ai medici non
sembra di partecipare attivamente all'aborto). Per altro la donna può firmare
le dimissioni e abortire a casa.
Ma che alternative ci sono ai
paletti posti per arginare i danni?
La
posizione del male minore in questi casi è perdente. Primo, perché non lo si
ottiene, i paletti infatti sono continuamente infranti o raggirati. Secondo,
perché nessuno ha educato le coscienze a cosa sia davvero la pillola e al
valore della vita dell'embrione. Anzi, si fa peggio: molte donne non solo usano
la pillola ma pensano erroneamente che una volta fatto il test, che risulta
negativo, l'aborto non avvenga.
Soluzioni a questa politica?
La
politica del bene possibile maggiore è un'alternativa reale. La EllaOne è in
contrasto con la nostra legge: quella sull'istituzione dei consultori parla di
vita dal concepimento, le sentenze della Corte Europea stabiliscono l'inizio
della vita con la fecondazione. Persino la legge 40 dice che gli embrioni vanno
tutelati. In questo caso, anche se l'Unione Europea ha approvato il farmaco,
nel momento in cui la nostra legge contrasta con l'entrata in commercio dello
stesso si va in arbitrato. Purtroppo, però, si preferisce giocare al ribasso
perdendo e diffondendo una cultura ambigua sulla vita.
Perché
non si segue la strada del bene possibile maggiore?
Perché c'è l'erronea convinzione
che la gente non possa perseguire la strada giusta, quella che definisce
l'aborto sbagliato e la vita sacra. Altrimenti non mi spiego perché, quando in
Consiglio Superiore della Sanità fu aperto un fascicolo che rivelava che era
possibile contrastare l'entrata in vigore della Ru486, si fece finta di niente.
Posi le norme che mi davano ragione sul piatto ma furono ignorate.
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