Ragazzi condivisi I figli tradizionalisti e autonomi dei separati «L'
ultima cosa che farei è rompere le nozze», 18 marzo 2012 - http://archiviostorico.corriere.it/
Sperimentano nuove forme di
convivenza, imparano che non si sta insieme per dovere e si entusiasmano per il
pranzo della domenica Hanno l' ideale della famiglia normale ma sanno
confrontarsi bene con chi è diverso da loro Le tendenze Lasciano le loro
famiglie sempre più tardi: in media le ragazze escono di casa prima dei maschi
I compleanni festeggiati due
volte. Lo stesso con il Natale e decine di altre ricorrenze. La famiglia per
molti ragazzi non è mai stata così «larga» come in questi ultimi anni. Da
istituzione millenaria basata sul modello madre-padre-figli, oggi la struttura
familiare è esplosa in una girandola di «format». Resiste ovviamente quello
originario, ma sono sempre più frequenti le coppie non sposate con figli, le
famiglie con un solo genitore oppure quelle «ricostituite» (in cui almeno uno
dei partner ha già un matrimonio alle spalle). Queste sono le cornici, i tanti
nuclei nei quali sono cresciuti i ventenni di oggi. In Italia, i figli lasciano
le loro case - con nuclei più o meno tradizionali - sempre più tardi, a
differenza di quanto accade nell' Europa centro-settentrionale, dove invece i
giovani vanno più precocemente a vivere da soli, con amici (ipotesi più
frequente tra chi ha vent' anni o più) o con un partner. La prima indagine
sulle strutture e i comportamenti familiari condotta dall' Istat nel 1983
registrava che il 49% dei 18-34enni viveva in famiglia, percentuale salita al
51,8% nel 1990 e al 60,2% nel 2000, per poi restare abbastanza stabile (58,6%
nel 2009). Erano sette milioni i giovani non sposati tra i 18 e i 34 anni che nel
2009 vivevano con almeno un genitore. La quasi totalità dei figli resta in
famiglia fino a 24 anni (il 96,9% di quelli tra 18 e 19 anni, l' 86,1% di
quelli tra 20 e 24), ma la percentuale continua a essere elevata anche tra i
25-29enni (59,2%). Ci sono forti differenze di genere: i ragazzi rinviano l'
uscita più di quanto non facciano le ragazze. Tra i 25 e i 29 anni vive ancora
in famiglia il 68,8% dei maschi contro il 48,8% delle femmine. Quelle di genere
non sono le uniche differenze. Nel Mezzogiorno i figli 18-34enni che vivono
ancora con almeno un genitore costituiscono i due terzi del totale, contro poco
più della metà nel Nord-Est. In questo panorama frastagliato, in cui le
famiglie restano l' ammortizzatore sociale fondamentale per le giovani generazioni,
l' orizzonte sembra ricomporsi al capitolo dei sogni e delle aspirazioni. «I
figli delle famiglie allargate possono vivere un surplus di instabilità e
ansietà - spiega lo psichiatra Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di
Neuroscienze del Fatebenefratelli di Milano - ma questo può essere uno stimolo
a crescere. Trovo in questi ragazzi una maggiore autonomia, sono meno legati al
nucleo originario e hanno meno difficoltà a lasciarlo. Si abituano ad avere più
punti di riferimento e di appoggio e soprattutto imparano presto che la vita è
fatta anche di sentimenti, che i genitori non restano insieme per dovere ma
hanno diritto a una vita sentimentale e sessuale che li faccia stare bene.
Certo, quando funziona la famiglia dà sicurezza, il punto è che deve fondarsi
su sentimenti autentici». «In chi proviene da famiglie in cui i genitori si
sono separati c' è una gran voglia di normalità - dice la psicologa Silvia
Vegetti Finzi, autrice di Quando i genitori si dividono. Le emozioni dei figli
-. Quasi tutti i figli di separati sognano una famiglia tradizionale: si
desidera sempre quello che non si ha. La famiglia normale viene però da loro
idealizzata, i concetti più tradizionali come il pranzo della domenica vengono
immaginati come momenti perfetti, di armonia e felicità». Molti i commenti sul
tema inviati questa settimana al blog Solferino 28/anni. Ha scritto un lettore:
«Nella vita succede di peggio che subire una separazione o vedersi imposta la
convivenza con degli estranei. Di solito si riesce a tirare avanti. Quello che
non si sopporta sono i discorsi ipocriti e manipolatori di chi vorrebbe
dimostrare che è "normale" che i figli debbano passare attraverso
queste esperienze». Sempre nelle parole dei lettori, si ritrova quel desiderio
di normalità. Si legge anche in questo commento di una figlia di genitori
separati: «I miei avrebbero potuto fare qualche sforzo in più per tentare di
ricucire il loro rapporto. Ho dovuto subire, con mio fratello, i due figli del
nuovo compagno di mia madre. Per noi è stato devastante, in primo luogo vedere
nostra madre condividere il letto e la vita con un uomo che non era nostro
padre e poi dover forzatamente convivere in casa nostra con due bambini intrusi
che non conoscevamo, non avevamo nessuna voglia di conoscere, e che di fatto
erano venuti ad occupare "abusivamente" spazi e tempi che prima erano
solo nostri. Certo, alla fine si supera tutto, anche perché non se ne può fare
a meno se si vuole sopravvivere. Non appena ho potuto, sono andata a vivere per
conto mio. Adesso che sono sposata e ho dei figli, penso che l' ultima cosa al
mondo che farei se dovessi separarmi (ma non credo che questo accadrà), sarebbe
trovarmi un nuovo compagno e imporlo ai miei figli». Una lettrice definisce la
separazione dei genitori «una liberazione»: «Non sopportavo più le liti, i
malumori, le ripicche che si facevano e la mia reazione quando mi è stato detto
della separazione è stata: era ora... I bambini e i ragazzi sono molto più
elastici di noi adulti, basta semplicemente parlare con loro e spiegare le
cose».
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