La prima «iniziativa» nella Ue - Impegno da cittadini di Giuseppe
Anzani, 30 marzo 2012, http://www.avvenire.it
Ci chiediamo spesso se esiste
davvero una cittadinanza europea o no. Non se vi sia da qualche parte una
definizione formale (quella c’è, è nell’art. 17 del Trattato di Maastricht,
però con rango basso, di complemento) ma nel senso sostanziale di una nostra
appartenenza identitaria, noi gente di 27 Paesi senza patria comune. A lungo
abbiamo cullato il sogno di un’Europa unita, lungo il cammino e la fatica di
smorzare i particolarismi, gli inciampi d’orgoglio nazionale, lo scetticismo, i
ripieghi. Dal traguardo ancora ci separa una distanza che mette a prova la
tenacia di credere che là ci conduce il destino, la speranza investita. E per
giunta, se intendiamo per cittadinanza non soltanto l’appartenere a un insieme
che dispensa diritti, ma il contare qualcosa, e l’esser dunque
"sovrani" per qualche sfumatura di potere condiviso, l’emozione è
desolata: l’Europa dei Paesi democratici è in deficit di democrazia. C’è
l’Europa dei mercanti, l’Europa dei banchieri, e quella delle lobby e dei
poteri forti; l’Europa dei cittadini, dei popoli fratelli, della casa comune, è
un approdo non ancora raggiunto.
Dall’umiliazione ci può trarre
fuori, almeno un poco, una novità normativa. Entra in vigore proprio domani un
Regolamento (n. 211/2011) che disciplina la «iniziativa dei cittadini»
introdotta a suo tempo dal Trattato di Lisbona. Se si mettono insieme almeno un
milione di cittadini di almeno sette Stati membri, possono presentare alla
Commissione una richiesta specifica: quella di proporre «un atto legislativo
dell’Unione, ai fini dell’applicazione dei trattati». Non è una pura
«petizione», destinata a marcire nei cassetti. È un diritto di rango analogo
a quello che ha il Parlamento (art. 225)
e il Consiglio (art. 241) secondo il Trattato. La Commissione, entro tre mesi
dal termine di raccolta delle firme, dovrà obbligatoriamente dare risposta.
Ma che cosa giungerà dalla base
popolare verso i vertici delle istituzioni europee? In questi giorni si
annuncia dall’Italia e da Bruxelles, quale prima esperienza assoluta di questa
prova nuovissima di democrazia, l’iniziativa ideata dal deputato europeo Carlo
Casini, presidente del Movimento per la Vita italiano, d’intesa con altri
esponenti dell’Unione, costituiti in Comitato. Il tema è quello della vita. È
la dignità e il diritto alla vita di ogni essere umano, fin dal concepimento. La speranza di questo infaticabile
tessitore di iniziative a favore della vita, anche sul piano normativo (che ha
dato preziose ricadute giurisprudenziali), e l’impegno del Movimento per la
vita in Italia e nei vari Stati sono di raccogliere molto più del milione di
firme necessarie, e di coinvolgere tutti i Paesi dell’Unione.
Una parola nuova, gemmata fra le
parole classiche in uso nell’Europa «dei valori», è il concepito come «uno di
noi». Quante volte nei Trattati si parla di dignità e di diritti umani; è
giusto dire ora per esplicito l’identica appartenenza, per la vita nascente. È
infatti la visione antropologica della vita umana ciò che caratterizza la
civiltà, o segna il tramonto dell’umanesimo in una cultura ostile. E’ in corso
una grande prova.
Per i cristiani c’è qualcosa di
più. È un recupero possibile di quelle «radici d’Europa» sin qui neglette,
delle ragioni antiche e nuove della fede della sua gente.
Lo sguardo che si volge al
concepito in modo evangelico rintraccia quella vicenda divina che ha
intersecato la storia umana (e che nel Simbolo di Nicea si esprime proprio in
quell’attimo: «conceptus est de Spiritu Sancto»); e subito rammenta ciò che la
«Gaudium et Spes» (n. 22) dice del mistero dell’Incarnazione («il Figlio di Dio
si è unito in certo modo a ogni uomo»). La dignità di ogni uomo concepito, cui
è unito il Concepito divino. Una dignità sacra, una intimità ecclesiale. Si
capisce che i vescovi d’Europa, riuniti a Bruxelles, abbiano unanimemente
deciso di appoggiare l’iniziativa.
Ci spetta ora l’impegno di cittadinanza,
ciascuno per la sua parte. Contiamoci a milioni. Che bello cogliere insieme,
col frutto della nuova democrazia, il frutto della vita.
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