MENO FARMACI AI MALATI DI CANCRO "SOLDI BUTTATI DEVONO
MORIRE" - MENO FARMACI AI MALATI DI TUMORE "SOLDI BUTTATI, TANTO
DEVONO MORIRE" di Palazzolo Salvo Repubblica di domenica 2 ottobre 2011
Perla prima volta, in Sicilia, le
microspie non sono state piazzate nel covo di un mafioso, ma nelle cliniche
private più esclusive del capoluogo. E le sorprese sono arrivate presto:
«Perché dobbiamo spendere soldi...», si lamentava la dottoressa Maria Teresa
Latteri, manager dell'omonima clinica che a Palermo opera dal 1948. Ai suoi
medici diede un ordine perentorio, niente più "Tad", il
disintossicante che viene somministrato ai malati di tumore dopo la
chemioterapia. Ma l'ordine non riguardava tutti i pazienti, solo quelli entrati
in clinica con un «day service», per cui la Regione rimborsa solo 100 euro a
seduta. Era il settembre 2009, due mesi dopo il provvedimento del pubblico
ministero diventato assessore alla Sanità, Massimo Russo, che tagliava
radicalmente i rimborsi alle cliniche private. Un medico della Latteri provò ad
opporsi all'ordine sul "Tad": «Glielo devifare, ma che fascherziamo?
Il paziente si vomita, si disidrata». La risposta della manager fu risoluta:
«Allora non hai capito che la prassi che fai tu costa alla clinica
duecentocinquanta euro e quello mi dà cento euro». Nelle intercettazioni sono
finite pure le drammatiche parole dei malati, che telefonavano ai medici della
clinica: «Sono rosso in viso, come se avessi delle vampate». Ma la politica del
risparmio sembrava non ammettere deroghe. «Tu ragioni da medico, io da
imprenditrice», disse la Latteria uno dei suoi collaboratori che continuava a
lamentarsi. «Io devo spendere il doppio di quanto spendevo prima, per non
ricevere nulla». Duranteleindagini, la Procura è stata addirittura costretta a
intervenire alla clinica Latteri, per evitare conseguenze drammatiche ad un
paziente a cui non sarebbe stata somministrata albumina. II4 agosto 2009, i
carabinieri del Nas intercettarono la dottoressa Federica Latteri mentre diceva
al telefono a Maria Teresa Latteri: «(,..) Siccomeperdirequesta sta facendo
albumina, io non gli faccio altri 10 giorni di albumina che si spendono un
putiferio di soldi a manda (inutilmente, ndr) ». La dottoressa Maria Teresa
disse: «N000, infatti... ». E quasi per trovare una giustificazione, aggiunse:
«Loro sperano che muoia». Loro, i parenti. Il giorno dopo arrivò un'ispezione
in clinica. I vertici della Latteri si insospettirono. «Io al telefono non
parlerò più di nulla», tagliò corto la manager della casa di cura. Il sostituto
procuratore Amelia Luise ha chiuso l'indagine e si appresta a chiedere un
processo per ivertici della Latteri, ma anche per i responsabili di altre due
cliniche palermitane, la Noto e la Maddalena. L'accusa è di truffa: le case di
cura sarebbero riuscite a intascare doppi rimborsi dalla Regione, per i
ricoveri e per gli esami. Ma il caso Latteri resta aperto. Sono scattate altre
tre indagini, della Regione edelle commissioni d'inchiesta sul Servizio
sanitario nazionale e sugli errori in campo sanitario. L'assessore Russo
paventa la possibilità di «sospendere o revocare» l'accreditamento della
struttura privata, che però respinge tutte le accuse. Ignazio Marino, che
presiede la commissione sul Servizio sanitario, parla di «crudezza
intollerabile» in quelle intercettazioni. Gli risponde il presidente
dell'Associazione italiana di oncologia, Carmelo Iacono. «t grave quanto
sarebbe accaduto. Ma questo è l'effetto della politica dei tagli. È necessario
al più presto un incontro col ministro Fazio. Non mi stupirei se ci fossero
altri casi analoghi a quel lo di Palermo».
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