IL CASO/ La storia di Patrick e Susan: se l'Aids si combatte con un
incontro – Redazione, giovedì 1 dicembre 2011, http://www.ilsussidiario.net/
Era una notte di luna piena
quando Patrick scelse di affrontare a piedi i 6 chilometri che lo separavano
dal villaggio di Susan, in Uganda. Grazie a quella luce blu che invadeva la
strada di terra rossa, Susan era più vicina. Quella sera iniziò la loro storia
d’amore. Susan è oggi alla sua prima gravidanza. Patrick indossa i vestiti
della festa. Giacca e cravatta per recarsi al corso pre parto con Susan.
Camminano vicini, ma sempre senza sfiorarsi, nella strada che porta
all’ospedale missionario di Kitgum, nel Nord del paese.
Patrick, all’ospedale, non c’era
mai stato. Certo, aveva sentito dire che lì era possibile testarsi per l’HIV,
in modo molto discreto. Senza che nessuno lo sapesse. Ma lui non è mai stato
male, non ha quei sintomi che dicono essere tipici dei malati di AIDS. Susan
però ha insistito tanto. Durante la prima sessione del corso pre-parto, le
ostetriche avevano incoraggiato tutte le mamme presenti a presentarsi, la volta
successiva, con il proprio partner, spiegando che i sintomi dell’AIDS possono
anche manifestarsi con un ritardo di anni, mentre tuttavia il virus continua a
scorrere nelle vene. E, quando compaiano i primi sintomi, potrebbe essere
troppo tardi. Soprattutto, c’è in ballo anche la vita di un bambino.
Patrick è oggi il responsabile,
nella sua contea, del gruppo di supporto che attraverso sessioni informative,
rappresentazioni teatrali e testimonianze, sensibilizza i suoi coetanei sui
rischi dell’AIDS. E sulla disponibilità dei servizi per affrontarla. Senza
paura. “è solo mostrando l’esempio di chi, in prima persona, sta affrontando
positivamente la malattia, che l’intera comunità prende coscienza del fatto che
è proprio guardandola in faccia e affrontandola, grazie a servizi presenti ed
efficienti, che l’AIDS può essere sconfitto”, spiega Patrick.
Il coinvolgimento dei mariti
nell’affrontare la fase della gravidanza, del parto e dell’allattamento, è una
delle componenti più importanti del programma di prevenzione materno-fetale
dell’HIV in corso da Avsi in Uganda da dieci anni e che permette alle madri
sieropositive di dare alla luce figli sani. Da qualche anno AVSI insiste perché
il maggior numero di partner sia coinvolto in questa fase. In 10 anni di PMTCT
– acronimo del programma - la percentuale di mariti che accompagna le proprie
mogli in questo processo è passata dal 6,3% del 2002 al 73,6% del 2011. Un
numero sorprendente. E soprattutto incoraggiante. Nella società africana,
infatti, mentre la donna rimane la colonna portante della famiglia, il marito
svolge un ruolo fondamentale di supporto. Il suo coinvolgimento, inoltre, funge
da esempio per tutta la comunità nel diffondersi di un atteggiamento positivo e
proattivo nei confronti dei servizi sanitari e, soprattutto, nei servizi di
prevenzione dell’AIDS.
Questa componente si sposa
perfettamente con il metodo di AVSI , che si caratterizza con l’impegno per
un’attiva e positiva partecipazione dei malati di AIDS nelle attività e nel
coinvolgimento della comunità.
La strategia di PMTCT nazionale
pone come target che in tutti i centri sanitari la percentuale di partner
maschili coinvolti nel programma raggiungesse il 25% entro il 2010. Nei siti
PMTCT sostenuti da AVSI , si è passati da 296 uomini che hanno accettato di
testarsi durante i corsi pre-parto delle proprie mogli nel 2002, a 12.181 nel
2011, per un totale di 43.441. Interventi mirati come i Gruppi di Sostegno alla
Famiglia, sessioni di sensibilizzazione specifica per il pubblico maschile, la
creazione di spazi ad hoc per gli uomini nelle cliniche pre-parto, e la
consulenza in coppia, oltre alla maggiore accettazione sociale di sottoporsi al
test dell’HIV , hanno fortemente contribuito a questo aumento.
Ed è con partner anche come il
Meeting Point che Avsi affronta la sfida dell’AIDS secondo un approccio
olistico. Il virus rappresenta in molti casi un «entry point» per un supporto
integrato al malato, alla sua famiglia e alla comunità. Con questo metodo si
svolgono da anni le attività nel campo della prevenzione, dell’assistenza e
della cura delle persone, portando aiuto ai casi più isolati e trascurati.
L’assistenza a domicilio dei malati, infatti, è stata la prima risposta. Una
risposta che ha coinvolto immediatamente anche i figli di queste persone: gli
orfani che sono seguiti uno ad uno grazie anche al sostegno a distanza.
In dieci anni di implementazione
del programma, grazie ad AVSI, 197.343 madri in Uganda hanno usufruito dei
servizi sanitari pre-natali. Di queste, 187.002, circa il 94%, ha accettato di
sottoporsi al test dell’HIV. Delle madri risultate positive al test dell’HIV,
circa il 60% ha usufruito direttamente dei servizi di PMTCT che, oltre alla
componente medica, includono attività per lo sviluppo economico e sociale dei
beneficiari.
L’AIDS non può essere considerata
alla stregua di molte altre epidemie, in quanto coinvolge gli aspetti
principali dell’esistenza: la salute, le relazioni, l’amore, la sessualità, la
famiglia, la generazione, la morte. L’AIDS
“esige certamente una risposta medica e farmaceutica. E tuttavia questa
è insufficiente poiché il problema è più profondo.” (Benedetto XVI, AFRICAE
MUNUS, n. 72). Affrontare l’AIDS implica una visione della persona e della
vita, ovvero, con parole del Papa, “un’antropologia ancorata al diritto
naturale”.
“La persona sieropositiva ha le
stesse esigenze di felicità, amore e giustizia di chi non è affetto dal virus.
– Afferma Alberto Piatti, Segretario Generale Avsi - Anzi, spesso in chi soffre
il desiderio di affetto è ancora più urgente e le domande sul significato della
vita ancora più pressanti. “Ogni malato merita il nostro rispetto e il nostro
amore” ha ricordato Benedetto XVI nel recente viaggio in Africa.
Partita nel 2002 con l’attività
di PMTCT in due ospedali in nord Uganda, AVSI copre oggi 4 ospedali e 37 centri
sanitari. In 10 anni, i servizi sanitari
pre-parto sono stati garantiti per oltre 197.343 mamme e 4.713 bambini sono
nati “free”, senza HIV. Non è una vittoria sulla malattia ma la vittoria della
speranza e del valore della vita. Occorre che le energie della ricerca e della
comunità internazionale non cedano alla scure della crisi per continuare questa
battaglia per la dignità della persona.”
“Un problema grande e complesso
come l’AIDS – spiega Alberto Piatti - richiede nel contesto mondiale che sta
cambiando un impegno adatto alle sfide del tempo. Anzitutto da parte del mondo
della ricerca. Nella storia dell’umanità, il farmaco rappresenta un’espressione
della creatività e dell’intelligenza umana, che sono proprio l’elemento
fondamentale su cui scommettere per la svolta che il mondo richiede. La
comunità internazionale, a sua volta, non può abbandonare alla scure della
crisi mondiale l’attenzione avuta in questi anni sull’AIDS. Occorre che faccia
convergere le forze e l’impegno, valorizzando le evidenze dei risultati
raggiunti fino ad oggi. Non sarebbe ragionevole abbandonare a se stessi i
popoli che non hanno oggi le risorse per accedere alle cure, disperdendo anche
lo sforzo già profuso. Nello stesso tempo, occorre che i governi siano
consapevoli delle perdite umane cui i loro popoli rischiano di andare incontro.
Occorre che valorizzino la rete che le pur fragili società hanno generato e le
capacità costruite con lavoro e sacrificio. Un metodo come quello sperimentato
da AVSI ha mostrato la sua efficacia. Occorre avere il coraggio di investire su
quanto appreso.
Facciamo nostra e condividiamo
con tutti coloro che desiderano raccoglierla l’esortazione di Benedetto XVI
nella Munus Africae: “Non risparmiate fatiche per raggiungere al più presto dei
risultati, per amore al dono prezioso della vita. Possiate trovare soluzioni e
rendere accessibili a tutti i trattamenti e le medicine, considerando le
situazioni di precarietà!”.
In occasione delle celebrazioni
internazionali del World AIDS Day, AVSI, in collaborazione con Medicina &
Persona, lancia “FREE: 10 anni di bambini nati senza l’HIV”, una campagna a
sostegno dei programmi di riduzione della trasmissione materno-fetale del virus
dell’AIDS presentata con un evento a Roma , il 1° dicembre, al Campidoglio,
Sala della Protomoteca.
L’evento vedrà l’intervento di
importanti speakers: il sindaco di Roma
Gianni Alemanno, Alfredo Mantica,
senatore della repubblica italiana, il Dr. Lawrence Ojom, direttore dell’ospedale
S.Joseph’s di Kitgum, il Dr. Zikulah Namukwaya, direttore del programma PMTCT
presso il Mulago National Referral Hospital di
Kampala, il Dr. Linda Nabitaka, PMTCT M&E Manager - Ministero della
Sanità ugandese, Ketty Opoka, coordinatrice organizzazione non governativa
Meeting Point Kitgum in Uganda, Prof. Carlo Federico Perno, professore di
Virologia, Università di Tor Vergata (Roma), Amolo Okero, Technical Officer,
Prevention in the Health Sector, Organizzazione Mondiale della Sanità.
Conclusioni di Alberto Piatti, Segretario Generale AVSI. Modera Roberto
Fontolan, Centro Internazionale di Comunione e Liberazione.
SITO dedicato: www.avsi-free.org
© Riproduzione riservata.
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