Quando l’integrazione porta alla morte, 30 novembre 2011, di Valentina
Colombo, http://www.corrispondenzaromana.it
Hina Salem, Sanaa Dafani, Begum
Shnez e ora Rachida Radi, tutte uccise perché volevano semplicemente essere se
stesse. Colpevoli di volere un fidanzato italiano, colpevoli di volere vivere
“all’occidentale”, colpevoli di togliersi il velo, colpevoli di lasciare il
marito. L’ultima vittima in ordine di tempo è Rachida Razi, 35 anni,
marocchina, che lo scorso 19 novembre, a Brescello in provincia di Reggio
Emilia, è stata presa a martellate e uccisa dal marito, Mohamed al-Aryani.
Rachida aveva deciso di separarsi
dal marito che già in passato aveva denunciato per maltrattamenti. Rachida
aveva anche iniziato a frequentare la parrocchia, dove per arrotondare faceva
qualche lavoretto, ma dove soprattutto incontrava persone, incontrava il mondo
esterno. Rachida si era tolta il velo, voleva imparare l’italiano e a detta dei
volontari che lavorano in parrocchia aveva anche iniziato un “percorso verso
una nuova vita”, una nuova fede.
In poche parole è stata
brutalmente uccisa l’ennesima donna che voleva integrarsi nel paese che l’aveva
accolta. Non è il primo cittadino marocchino che si avvicina alla nostra fede.
L’islam popolare marocchino, con una forte devozione dei santi, è forse il più
vicino alla spiritualità cristiana. Purtroppo, l’avvicinamento al
cristianesimo, per non parlare della conversione da parte di un musulmano ha
sempre il risvolto tragico: la condanna a morte.
Se il Corano non è esplicito
nella pena, le raccolte di detti di Maometto sono molto chiare. Nella raccolta
di Bukhari (52, 260) che è considerata una raccolta di hadith puri e quindi è
una delle fonti del diritto islamico. Sempre in Bukhari leggiamo: “L’Inviato di
Dio non ha mai ucciso se non innanzi a una delle tre seguenti situazioni: 1.
Una persona che ne aveva uccisa un’altra ingiustamente, fu uccisa; 2. Una
persona sposata che ha commesso adulterio; 3. Un uomo che ha combattuto contro
Dio e il Suo Inviato e che ha rinnegato
l’islam per diventare un apostata” (83,37); “Chiunque apostati l’islam,
uccidetelo” (84, 57); “Un uomo che abbraccia l’islam e che dopo ritorna
all’ebraismo deve essere ucciso secondo il giudizio di Dio e del Suo Inviato”
(89, 271); “L’Inviato di Dio ha detto: ‘Negli ultimi giorni ci saranno dei
giovani stupidi che parleranno bene, ma la cui fede non uscirà dal cuore e
lasceranno la religione come una freccia che sbaglia mira. Allora ovunque li
troviate, uccideteli, perché chiunque li uccide riceverà la giusta ricompensa
nel Giorno del giudizio” (84, 64-65).
Non a caso già nel 2007 a
Vigevano in provincia di Pavia un marocchino convertito che aveva esposto la
bandiera del Vaticano per accogliere il Pontefice era stato preso a sassate da un
gruppo di egiziani. Nel 2009 Mohamed Echamali, 29 anni, raccontava la sua
angoscia quotidiana in carcere, in quanto convertito e chiedeva disperatamente
aiuto: “Adesso mi trovo nel carcere di Aosta ma fra pochi giorni sarò
trasferito perché non posso più stare qui: i detenuti connazionali mi hanno
picchiato con rabbia soltanto perché vado in chiesa e non ho fatto il Ramadan
come tutti loro”.
Sempre nel 2009 Said Bouidra, un
giovane di 22 anni immigrato dal Marocco, che voleva convertirsi al
cattolicesimo si è impiccato a Civitavecchia. Il giovane stava vivendo un
dramma personale in quanto era
fortemente osteggiato dalla famiglia che
era contraria alla sua conversione e già erano ricorsi a minacce e a
percosse fisiche. Ci sono poi casi di conversioni, inizialmente tormentate, ma
aiutate da un marito e da una cerchia di amici italiani. E’ il caso di Rachida
Kharraz che nel 2009 decide di battezzarsi pubblicamente, con l’orgoglio e la
convinzione di chi è forte della propria fede e, come dice lei, con la forza
della protezione della Madonna che sin da piccola sognava. Purtroppo a Rachida
Radi un allontanamento dal marito e un avvicinamento alla parrocchia sono
costati la vita.
E’ inaccettabile, insopportabile
che questo accada in Italia, in Europa e che tutti noi ci risvegliamo solo
innanzi a un atroce omicidio. Ogni volta si condanna, ma nulla cambia. Lo Stato
dovrebbe prendere delle misure severe, nette al fine di evitare queste
tragedie. Le donne immigrate sono le principali vittime. Bisognerebbe monitorare
più attentamente le denunce sporte alla polizia e ai carabinieri, non
trascurare nulla perché le donne immigrate non sono donne di seconda categoria.
Bisognerebbe coinvolgerle sempre più nella vita quotidiana con corsi di lingua
italiana, nel percorso scolastico dei figli obbligandole a recarsi ai colloqui
con gli insegnanti, bisognerebbe sensibilizzare insegnanti, medici e
istituzioni affinché denuncino casi sospetti laddove la donna non abbia il
coraggio di ammettere una violenza.
Solo Rachida sa cosa serbava in
cuore, ma l’ipotesi di un’eventuale conversione diventa plausibile nel momento
in cui nessuno della sua famiglia abbia ancora reclamato la salma accresce il
sospetto che la donna stesse davvero iniziando un percorso di fede nuovo.
Non è ammissibile il delitto
d’onore, non è ammissibile la condanna a morte per apostasia, non è soprattutto
ammissibile che tutto questo accada in Italia. Bisognerebbe prevedere una
modifica del codice penale, ovvero introdurre l’aggravante per i reati commessi
per ragioni o consuetudini etniche, religiose o culturali. Bisognerebbe fare in
modo che nessuno possa essere privato della vita in nome della libertà né
tantomeno in nome della religione.
Bisognerebbe avviare un progetto
a livello nazionale che protegga queste donne, che le faccia sentire al sicuro,
affinché abbiano il coraggio di uscire allo scoperto, di denunciare e di
vivere. Bisognerebbe avviare dei programmi di formazione che insegnino agli
uomini immigrati che l’onore non si difende con l’omicidio, che non c’è
giustificazione alcuna, né religiosa né culturale, alla morte.
Bisognerebbe iniziare a punire
severamente, senza alcuna attenuante culturale, non solo chiunque uccide, ma
chiunque minacci, maltratti la propria moglie, la propria figlia, la propria
sorella. Bisognerebbe prevedere una pena per chiunque minacci di morte un uomo
o una donna perché ha intenzione di cambiare religione. E’ giunto il momento di
dimostrare che l’Italia non vuole più lo spargimento di altro sangue innocente
né le nuove catacombe per i convertiti dall’islam.
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