«Anche il silenzio è comunicazione» di Massimo Introvigne, 25-01-2012, http://www.labussolaquotidiana.it
Il 24 gennaio la Santa Sede ha
diffuso il testo del messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali
2012, che contiene una riflessione davvero profonda sul ruolo e il valore del
silenzio nell'epoca di Internet. Il Papa vuole richiamare la nostra attenzione
«su un aspetto del processo umano della comunicazione che a volte è
dimenticato, pur essendo molto importante, e che oggi appare particolarmente
necessario richiamare. Si tratta del rapporto tra silenzio e parola: due
momenti della comunicazione che devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi
per ottenere un autentico dialogo e una profonda vicinanza tra le persone.
Quando parola e silenzio si escludono a vicenda, la comunicazione si deteriora,
o perché provoca un certo stordimento, o perché, al contrario, crea un clima di
freddezza; quando, invece, si integrano reciprocamente, la comunicazione
acquista valore e significato».
Nell'epoca di Facebook e degli
smartphone, in cui si «parla» continuamente e per ventiquattro ore su
ventiquattro, il Papa invita a riscoprire il silenzio.
«Il silenzio - scrive il
Pontefice - è parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono
parole dense di contenuto. Nel silenzio ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi,
nasce e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciò
che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro, scegliamo come
esprimerci. Tacendo si permette all’altra persona di parlare, di esprimere se
stessa, e a noi di non rimanere legati, senza un opportuno confronto, soltanto
alle nostre parole o alle nostre idee».
Il silenzio non è dunque
un'alternativa alla comunicazione, ma è parte della comunicazione. Solo con il
silenzio si apre «uno spazio di ascolto reciproco e diventa possibile una
relazione umana più piena. Nel silenzio, ad esempio, si colgono i momenti più
autentici della comunicazione tra coloro che si amano: il gesto, l’espressione
del volto, il corpo come segni che manifestano la persona. Nel silenzio parlano
la gioia, le preoccupazioni, la sofferenza, che proprio in esso trovano una
forma di espressione particolarmente intensa. Dal silenzio, dunque, deriva una
comunicazione ancora più esigente, che chiama in causa la sensibilità e quella
capacità di ascolto che spesso rivela la misura e la natura dei legami».
Si tratta di nostalgie di epoche
passate, nell'epoca di Internet? È precisamente il contrario. «Là dove i
messaggi e l’informazione sono abbondanti, il silenzio diventa essenziale per
discernere ciò che è importante da ciò che è inutile o accessorio. Una profonda
riflessione ci aiuta a scoprire la relazione esistente tra avvenimenti che a
prima vista sembrano slegati tra loro, a valutare, ad analizzare i messaggi; e
ciò fa sì che si possano condividere opinioni ponderate e pertinenti, dando
vita ad un’autentica conoscenza condivisa. Per questo è necessario creare un
ambiente propizio, quasi una sorta di "ecosistema" che sappia
equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni».
Il Papa entra direttamente nella
dinamica della comunicazione attuale su Internet, che da tempo è oggetto delle
sue riflessioni. Oggi quando vogliamo sapere qualcosa lanciamo una ricerca su
Google o consultiamo Wikipedia, anche se i più giovani spesso conducono le loro
ricerche direttamente su Facebook. «Gran parte della dinamica attuale della
comunicazione è orientata da domande alla ricerca di risposte. I motori di
ricerca e le reti sociali sono il punto di partenza della comunicazione per
molte persone che cercano consigli, suggerimenti, informazioni, risposte. Ai
nostri giorni, la Rete sta diventando sempre di più il luogo delle domande e
delle risposte».
Ma sorge un problema. Spesso non si trovano troppo poche
risposte, se ne trovano troppe: è quello che i sociologi che studiano Internet
chiamano «information overload». «Anzi,
spesso l’uomo contemporaneo è bombardato da risposte a quesiti che egli non si
è mai posto e a bisogni che non avverte». La risposta a questo problema, da
molti segnalato, è proprio il silenzio. «Il silenzio è prezioso per favorire il
necessario discernimento tra i tanti stimoli e le tante risposte che riceviamo,
proprio per riconoscere e focalizzare le domande veramente importanti».
Non si deve però credere, cedendo
a un facile pessimismo, aggiunge il Papa, che nell'epoca dei social network e
di Google siano scomparse le domande cruciali dell'uomo. Queste rimangono,
sempre. «Nel complesso e variegato mondo della comunicazione emerge, comunque,
l’attenzione di molti verso le domande ultime dell’esistenza umana: chi sono?
che cosa posso sapere? che cosa devo fare? che cosa posso sperare?». Sì, queste
domande ci sono ancora.
«Questo incessante flusso di
domande manifesta, in fondo, l’inquietudine dell’essere umano sempre alla
ricerca di verità, piccole o grandi, che diano senso e speranza all’esistenza.
L’uomo non può accontentarsi di un semplice e tollerante scambio di scettiche
opinioni ed esperienze di vita: tutti siamo cercatori di verità e condividiamo
questo profondo anelito, tanto più nel nostro tempo in cui "quando le
persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro
visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali" (Messaggio per la
Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2011)».
Per cominciare a rispondere ai
tanti che cercano su Internet la risposta alle domande fondamentali della vita,
il Papa non suggerisce di fuggire dalla Rete ma di farne terreno di
evangelizzazione. «Sono da considerare con interesse le varie forme di siti,
applicazioni e reti sociali che possono aiutare l’uomo di oggi a vivere momenti
di riflessione e di autentica domanda, ma anche a trovare spazi di silenzio,
occasioni di preghiera, meditazione o condivisione della Parola di Dio. Nella
essenzialità di brevi messaggi, spesso non più lunghi di un versetto biblico,
si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura di coltivare la
propria interiorità».
Al silenzio il cristiano non può
rinunciare. «Se Dio parla all’uomo anche nel silenzio, pure l’uomo scopre nel
silenzio la possibilità di parlare con Dio e di Dio. "Abbiamo bisogno di
quel silenzio che diventa contemplazione, che ci fa entrare nel silenzio di Dio
e così arrivare al punto dove nasce la Parola, la Parola redentrice"
(Omelia, S. Messa con i Membri della Commissione Teologica Internazionale, 6
ottobre 2006)». La chiave della vita interiore cristiana è la «contemplazione
silenziosa», dove «emerge poi, ancora più forte, quella Parola eterna per mezzo
della quale fu fatto il mondo, e si coglie quel disegno di salvezza che Dio
realizza attraverso parole e gesti in tutta la storia dell’umanità» e che
culmina nella persona di Gesù Cristo.
«Parola e silenzio», dunque..
«Educarsi alla comunicazione vuol dire imparare ad ascoltare, a contemplare,
oltre che a parlare, e questo è particolarmente importante per gli agenti
dell’evangelizzazione: silenzio e parola sono entrambi elementi essenziali e
integranti dell’agire comunicativo della Chiesa, per un rinnovato annuncio di
Cristo nel mondo contemporaneo». Coniugare parola e silenzio non è sempre
facile. Ma possiamo, con fiducia, affidarci «a Maria, il cui silenzio
"ascolta e fa fiorire la Parola" (Preghiera per l’Agorà dei Giovani a
Loreto, 1-2 settembre 2007)».
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