LE STAMINALI DEL CORDONE OMBELICALE EFFICACI NEL TRATTAMENTO DEL
MELANOMA - E' un tumore maligno, difficilmente curabile, che causa il 75% dei
decessi dovuti a neoplasie cutanee - di Paolo De Lillo
ZI12011508 - 15/01/2012
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ROMA, domenica, 15 gennaio 2012
(ZENIT.org).- Si succedono l'una dopo l'altra le scoperte sull'efficacia delle
staminali del cordone ombelicale nella terapia sperimentale contro le più varie
forme di neoplasie in vitro o nei modelli animali.
Uno degli ultimi successi in
ordine di tempo riguarda il trattamento del melanoma, come dimostrato
dall'articolo pubblicato online il 15 Febbraio 2010 dal prestigioso sito
scientifico PloS One. Il merito di questo eccezionale risultato va al Research
& Development Manager Dottor Jan Spanholtz del Laboratory of Hematology,
nel Department of Laboratory Medicine, presso il Nijmegen Centre for Molecular
Life Sciences, del Radboud University Medical Centre, a Nijmegen (Olanda), e
dei suoi colleghi del Laboratory of Medical Immunology, nello stesso Department
of Hematology, e del Laboratory of Medical Immunology, nel Department of
Laboratory Medicine dell' Ateneo olandese.
Utilizzando linfociti Natural
Killer (NK) CD56+, derivati dalle staminali del cordone ombelicale CD34+ e
fatti espandere in modo esponenziale grazie ad un metodo innovativo, di loro
ideazione.
Il melanoma è un tumore maligno,
difficilmente curabile tranne che nelle fasi iniziali, che origina dal
melanocita, cellula della cute preposta alla sintesi della melanina. Questa
neoplasia può insorgere in tutti i distretti corporei in cui sono normalmente
presenti i melanociti, quindi la pelle ovviamente, ma anche le mucose, le meningi
e l'occhio.1
Risulta lievemente meno comune di
altri tumori cutanei, ma molto più pericoloso, causando il 75% delle morti
dovute a neoplasie della pelle.2 Ogni anno i medici diagnosticano 160.000 nuovi
melanomi, 7.000 nel nostro Paese, con 1.500 decessi. Colpisce maggiormente le
popolazioni di origine europea, di pelle chiara e le donne, ma con minore
mortalità.3 Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità i pazienti morti a
causa di questo tumore sono 48.000 all'anno.4
I principali fattori di rischio per
il melanoma sono l' esposizione alle radiazioni UVB e UVA tra le 10 del mattino
e le ore 14, soprattutto nell'infanzia, l'uso frequente di solarium e altri
macchinari per l'abbronzatura artificiale5 o l'utilizzo di farmaci, come
l'acido retinoico, che influenzano l'Activating Transcription Factor-2.6
Stranamente i lavori all'aperto per lunghi periodi, senza adeguate protezioni,
sembrano avere una scarsa influenza sull'incidenza della malattia, che colpisce
maggiormente professionisti ed impiegati.7 Diversamente rispetto quanto si
pensasse pochi anni fa, le ustioni da sole, durante l'infanzia e l'adolescenza,
non causano la neoplasia, ma sono correlate ad essa, perché questi soggetti
sono tra coloro che si espongono maggiormente alle radiazioni ultraviolette;
mentre vi è una controversia tra gli scienziati sull'utilità delle creme
protettive.8
Aumentano il rischio la presenza
di nei displastici, atipici multipli e, alla nascita, di nevi melanocitici
congeniti giganti.9
Il Dottor Spanholtz ha messo a
punto un sistema di coltura estremamente efficace, basato sull' uso di
citochine, per raggiungere un' enorme espansione di linfociti Natural Killer
CD56+, ottenuti da un numero molto limitato di cellule progenitrici e staminali
ematopoietiche del cordone ombelicale.10
Ha preso spunto dalla
constatazione che negli ultimi anni l'immunoterapia, basata sul trapianto dei
linfociti NK, si è affermata come un potenziale trattamento adiuvante per molte
forme di cancro, oltre che per varie infezioni, attraverso un bilanciamento di
segnali attivatori ed inibitori sui suoi recettori.11 Il loro potenziale
antitumorale è stato dimostrato soprattutto per malati affetti da leucemia, con
trapianto di cellule staminali allogeniche, dove controlla le ricadute nella
forma mieloide acuta, senza causare Graft Versus Host Disease (GVHD).12 Inoltre
la loro infusione, insieme alla interleuchina Il-2, ha determinato una completa
remissione ematologia in pazienti di questa patologia, con una prognosi
estremamente negativa.13
Molto recentemente diversi studi
hanno dimostrato che la citotossicità, mediata da linfociti NK, e l' uso di
immunoterapia basata su di essi potrebbero rappresentare degli approcci
efficaci nel trattamento del melanoma, come risulta confermato da un trial
sperimentale in fase I.14 15
Nell'uomo queste tecniche
terapeutiche richiedono un gran numero di linfociti Natural Killer attivi. Da
ciò l'idea di ricorrere a nuove metodiche di moltiplicazione cellulare ed alle
staminali cordonali.
Così gli scienziati olandesi
superano le limitazioni legate alla quantità di linfociti, alla purezza ed al
loro stato d'attivazione, permettendo, con l'imponente espansione realizzata,
un numero elevato d' infusioni in malati con tumori di notevole peso e
dimensioni.16 17
Nel recente passato altri ricercatori
avevano ottenuto dalle staminali cordonali questo tipo di linfociti, ma
inutilizzabili in campo clinico, perché venivano usate siero e proteine di
derivazione animale.18 Inoltre la maggior parte di questi metodi produceva un
numero decisamente insufficiente di linfociti Natural Killer, rispetto alle
necessità della terapia contro il cancro.19
Con il procedimento del Radboud
University Medical Centre, dalle staminali del cordone ombelicale non
crioconservate, in vitro si possono ricavare abitualmente linfociti NK attivati
con un'espansione media addirittura di 15.000 volte ed una purezza quasi del
100%. Per questo significativo risultato viene utilizzato il terreno di coltura
Glycostem Basal Growth Medium, a cui aggiungono l'interleuchina Il-15. Nella
prima settimana si è verificata l'intensa moltiplicazione delle staminali
cordonali, poi seguita dalla differenziazione in linfociti Natural Killer
CD56+.
Un mono-strato di cellule di
melanoma sono state completamente distrutte entro un'ora, per mezzo di una
co-coltura di questi linfociti NK CD56+. Risultati altrettanto confortanti si
sono ottenuti con le cellule leucemiche di 5 differenti malati, anche usando un
rapporto molto basso di 3:1. Entro 3 giorni tutte le cellule maligne sono state
distrutte.10 Una minoranza di questi linfociti mostrano un fenotipo immaturo,
ma presentano la capacità di acquisire le stesse caratteristiche antitumorali
ed anti-infettive degli altri, sia in vivo, sia in vitro in un adatto terreno
di coltura con interleuchina Il-15.20
La ricerca sperimentale, che, in
precedenza, più si era avvicinata all'ottimo risultato del Nijmegen Centre for
Molecular Life Sciences, è stata realizzata dal Dottor I-Ting Kao del
Bioresource Collection and Research Center, presso il Food Industry Research
and Development Institute, a Hsinchu (Taiwan). Sul numero di Dicembre 2007 di
Stem Cells Development riconosceva nelle staminali del cordone ombelicale CD34+
una eccezionale fonte di linfociti Natural killer e dimostrava che potevano
espandersi 300 volte e differenziarsi in tale tipo di cellule con una purezza
del 40-60%, ma con la limitazione di dover utilizzare siero bovino. Evidenziava
che tutte le loro caratteristiche e funzioni corrispondevano perfettamente ai
linfociti NK naturali.17
*
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