J'ACCUSE/ Bhatti (Pakistan): la Corte suprema si prepara a far fuori i
cristiani - INT. Paul Jacob Bhatti, mercoledì 18 gennaio 2012, http://www.ilsussidiario.net
“Lo scontro frontale tra la Corte
suprema e il presidente del Pakistan, Asif Ali Zardari, spiana la strada a una
vittoria degli islamisti della Lega Musulmana, lo stesso partito che quando era
al governo tentò di introdurre la sharia nel Paese”. E’ il commento di Paul
Jacob Bhatti, fratello del ministro cristiano Shahbaz Bhatti ucciso il 2 marzo
scorso da un commando di terroristi, sulla grave situazione di tensione che sta
vivendo il Pakistan in queste ore. Paul Jacob Bhatti, successore del fratello
come presidente del partito Alleanza delle Minoranze, ci spiega da Islamabad il
perché di questa drammatica svolta e la posta in gioco per i cristiani, che
rappresentano una minoranza perseguitata nel Paese. Secondo un rapporto
dell’Asian Human Rights Commission, nel 2011 sono state 1.800 le ragazze
pakistane costrette a convertirsi all’Islam con il rapimento e lo stupro. Ora
la situazione dei cristiani rischia di peggiorare ulteriormente. Zardari
rappresenta infatti lo schieramento laico e liberale, aperto a un ruolo
pubblico dei cristiani che la Lega Musulmana all’opposizione minaccia invece di
voler schiacciare.
Bhatti, com’è la situazione in
Pakistan e che cosa si aspetta per il suo futuro?
La situazione è abbastanza tesa e
complicata per lo scontro tra il governo e la Corte suprema. L’unico sbocco
possibile sono le elezioni parlamentari anticipate, che si terranno entro
qualche settimana o al massimo pochi mesi. Gli screzi tra potere politico e
giudiziario erano iniziati nel 2007 quando il magistrato della Corte suprema,
Iftikhar Chaudhry, era stato sospeso dalle sue funzioni dall’allora presidente
Pervez Musharraf. In seguito alle manifestazioni di piazza in suo favore, nel
2009 il magistrato è stato reintegrato nelle sue funzioni. Lo stesso conflitto
si è ripetuto ora tra Chaudhry e l’attuale presidente Zardari, raggiungendo
negli ultimi giorni un punto di non ritorno.
In che senso?
Purtroppo ritengo che ora il
presidente Zardari e il primo ministro, Yousuf Raza Gilani, saranno costretti a
rispondere delle accuse di fronte alla Corte suprema. L’obiettivo dei giudici è
che Gilani riapra delle inchieste già archiviate, e il governo accetterà di
farlo nonostante il Parlamento si sia già pronunciato affermando che
l’esecutivo non è obbligato a cedere alle pressioni della magistratura. Il
presidente Zardari è accusato di corruzione e di altri reati (per i quali ha
già scontato 11 anni di carcere prima di ottenere l’amnistia nel 2007, Ndr).
Secondo la legge però gode dell’immunità fino allo scadere del suo mandato. Ad
aggravare la situazione, il fatto che la Corte suprema è appoggiata dai partiti
d’opposizione e dai vari poteri forti presenti nel Paese. Mentre il Partito
Popolare Pakistano di Zardari non gode della maggioranza assoluta in
Parlamento.
Esiste il rischio di un colpo di
Stato militare come conseguenza della crisi di governo?
No, questo sono in grado di
escluderlo al 100 per cento. Ma non posso che valutare negativamente il fatto
che la Corte suprema stia costringendo l’attuale esecutivo a dimettersi. Il mio
auspicio è che le elezioni anticipate servano quantomeno a uscire da questa
situazione di incertezza e di instabilità politica. Il problema però è che non
sappiamo quale sarà l’esito delle prossime votazioni.
Che cosa ne pensa del modo in cui
il governo Gilani finora ha difeso i cristiani?
Sono soddisfatto, perché la concezione
del Partito Popolare Pakistano, che sostiene il governo, è molto vicina alle
minoranze presenti nel Paese. Al contrario dell’opposizione che è costituita
essenzialmente da partiti islamisti, agli antipodi rispetto a un’idea laica e
liberale dello Stato. Tra questi c’è la Lega Musulmana Pakistana (PMLN), che
rivendica un’applicazione dei dettami del Corano nella vita politica nazionale
e il fatto che i diritti dei musulmani vengano prima di quelli dei cristiani.
In caso di elezioni anticipate,
con chi si schiererà il suo partito?
Con quello del premier Gilani.
Dovendo scegliere tra i vari schieramenti presenti in Pakistan, l’attuale
partito di governo è quello più vicino alla visione della politica sostenuta
dai cristiani. Ci riconosciamo nel programma di Gilani, anche se non sempre è
riuscito a difenderci come aveva promesso in quanto anche lui ha le mani
legate. Ultimamente i risultati pratici sono stati insufficienti, e il motivo è
che la vita nel Paese è influenzata da fattori come il terrorismo, il fanatismo
religioso e la guerra nel vicino Afghanistan. L’estremismo religioso inoltre
sta danneggiando gravemente la nostra economia, in quanto fa sì che gli
investitori stranieri si allontanino dal Pakistan alimentando un circolo
vizioso basato su povertà, analfabetismo e disoccupazione. E lo stesso governo
non ha i mezzi per reagire a tutti questi problemi.
C’è il rischio che alle prossime
elezioni vinca la Lega Musulmana?
Sì. E spero che se ciò avverrà,
il nuovo governo non decida di usare il suo potere per sopprimere le minoranze
come i cristiani. Negli anni ’90, quando il PMLN era al governo, propose
l’introduzione della sharia nel Paese. Per fortuna questo disegno di legge non
fu approvato, ma avendolo già fatto una volta è altamente probabile che
decidano di ripresentarlo.
I partiti laici riusciranno a
frenare l’avanzata degli islamisti?
I sondaggi in questo momento
affermano che a essere in testa è un nuovo schieramento, il Movimento per la
Giustizia fondato da Imran Khan, un ex campione di cricket. Il suo partito si
batte soprattutto per l’uguaglianza sociale e per un futuro migliore per i
giovani, e la crisi economica ha fatto crescere i suoi consensi nel Paese.
A marzo intanto sono previste le
elezioni per il Senato. Che cosa accadrà?
Sarà una data storica. Per la
prima volta oltre ai 100 seggi normali, ce ne saranno quattro riservati alle
minoranze religiose. E questo grazie al 18esimo emendamento alla Costituzione,
che è stato introdotto nel 2010 su proposta di mio fratello Shahbaz. Spero
quindi che tutti i cristiani vadano a votare: posso garantire che le elezioni
avverranno in modo trasparente.
Un rapporto ha denunciato che
1.800 ragazze sono state costrette a convertirsi all’Islam. Li ritiene dati
attendibili?
Il 70% di questi dati sono
veritieri. Mentre in tre casi su dieci, avviene che delle donne cristiane si
innamorino di un musulmano, e sappiamo tutti come vanno a finire queste storie.
La legge in Pakistan prescrive che in caso di matrimonio misto, il partner
cristiano si debba convertire all’Islam. E così, anche se la vicenda è iniziata
con un innamoramento spontaneo, alla fine la ragazza cristiana è obbligata a
diventare musulmana.
(Pietro Vernizzi)
© Riproduzione riservata.
Nessun commento:
Posta un commento