Dott. Piccinni, dalla fecondazione in vitro all’obiezione di coscienza
-- Nicola Z., 14 gennaio, 2012, http://www.uccronline.it
Certamente, il caso di Orazio Piccinni non è né il primo né
verosimilmente l’ultimo del suo tipo ma rappresenta un segno inequivocabile che
le cose stanno cambiando anche in Italia. Pioniere della fecondazione in vitro,
il dottor Piccinni ha poi scelto la strada dell’obiezione di coscienza.
«Ero un allievo di Vincenzo
Traina che mi insegnò la Fiv e, su sua indicazione, fondai nel 1989 il centro
di procreazione assistita nel capoluogo pugliese», ha dichiarato nel 2005 in un
intervista al settimanale Tempi. «Si era in pochi allora, soprattutto nel
meridione e la gente arrivava a frotte. Anche perché fummo fra i primi a
praticare la fecondazione in tempi in cui pochi conoscevano questo tipo di
procedura e si limitavano all’inseminazione». Finché ad un certo punto tutto
cambiò: «[…] L’età della coppia e le loro caratteristiche biologiche non
permisero di ottenere in laboratorio che un solo embrione. Era però quello che
io classificavo come un embrione “brutto” […]. Embrioni simili, non avevo mai
esitato a cestinarli. Oggi quell’embrione ha 13 anni, si chiama Marco ed è sano
come un pesce. Mi resi conto che quell’embrione -che tutta la mia scienza
avrebbe scartato e destinato alla distruzione-, poteva invece arrivare ad
essere un bambino. E pensai: quanti Marco ho buttato via fino ad oggi?». Dal
1996 il dottor Piccinni ha dunque smesso di praticare la Fiv senza però rinunciare
al reparto di Ostetricia e ginecologia: «Sono obiettore e anche se ora è dura,
sono rimasto per curare la sterilità in altri modi. Forse più faticosi per me,
ma meno dispendiosi per la coppia e la loro salute. Nonché più efficaci. La
verità – aggiunge – è che dal 1978 siamo completamente fermi: le percentuali di
successo della procreazione medicalmente assistita (Pma) restano sempre le
stesse, dodici per cento circa».
Il ginecologo lancia inoltre un
monito: «[…] la Fiv, per numero di vite soppresse, è indubbiamente peggiore
della interruzione di gravidanza. Spesso le pazienti non conoscono questo dato,
così come l’aumento dal 2 al 6 per cento delle malformazioni». E neanche il
diritto aiuta: «Ora poi che le regole avallano questa tecnica, non ci sono più
freni alla meschinità. Non solo, oggi che tutto sembra regolare è ancora più
evidente: nessuno viene a controllare quel che accade nei centri di Pma, i
quali non si pongono limiti». Riguardo al recente scandalo che investì il
dottor Carlo Cetera, primario di Ostetricia e Ginecologia all’Ospedale di Pieve
di Cadore (BL) risultato implicato in un giro di tangenti per saltare i tempi
di attesa per i trattamenti di Pma, il dottor Piccinni commenta: «Conosco bene
questo mondo e il business che gira intorno a questa tecnica, – e soggiunge- la
procreazione assistita è un business enorme, quello che è accaduto in provincia
di Belluno non è un caso isolato, come è comodo far sembrare. Anzi. È solo la
punta di un iceberg che gli addetti ai lavori conoscono bene».
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