Omosessualismo: dagli all’omofobo!, 11 gennaio 2012, http://www.corrispondenzaromana.it
(di Gianfranco Amato) Per
rendersi conto di quanto siano pericolosi gli interventi legislativi in materia
di omofobia, basta attraversare la Manica. In Gran Bretagna aleggia un clima da
terreur jacobin, che alimenta la preoccupante escalation di quella che è
diventata una vera e propria caccia alle streghe contro chiunque possa anche
vagamente apparire in odore di omofobia.
Scrivevo un anno fa del rischio
di un nuovo maccartismo delle lobby gay, prendendo lo spunto dal titolo di un
intelligente articolo della nota giornalista conservatrice britannica Melanie
Phillips apparso sul Daily Mail del 24 gennaio 2011 (Yes, gays have often been
the victims of prejudice. But they now risk becoming the new McCarthyites). Le
cose da allora sono solo peggiorate. L’ultimo episodio di questa assurda caccia
all’omofobo rende assai bene l’idea. Stavolta di mira è stato preso Adrian
Smith un funzionario della Trafford Housing Trust (THT), una housing company
con sede nei pressi di Manchester, il quale, a seguito di un procedimento
disciplinare, è stato retrocesso ad una mansione inferiore, ed ha subito una
decurtazione del 40% del proprio stipendio, passando da 35.000 a 21.000
sterline.
Praticamente una multa di 14.000
sterline applicata ogni anno. L’accusa è quella di “gross misconduct”, indisciplina talmente grave (come furto o
violenza) da giustificare persino il licenziamento in tronco di un dipendente.
Smith è stato “graziato” da questa sanzione estrema solo per il suo ottimo
curriculum e per il suo impeccabile comportamento tenuto in diciotto anni di
onorato lavoro.
Questi i fatti che hanno portato
i dirigenti della THT ad assumere un così severo provvedimento disciplinare.
Adrian Smith avrebbe rilasciato presunti commenti “omofobici” nella propria
pagina di facebook personale. I commenti consistevano, in realtà, nell’obiezione
alla pretesa di celebrare i matrimoni omosessuali in chiesa. «Io non capisco»,
ha scritto Smith, «perché persone che non hanno fede e non credono in Gesù
Cristo devono sposarsi in chiesa; le Sacre Scritture sono assolutamente chiare
sul fatto che il matrimonio sia l’unione di un uomo e di una donna». Aggiunge
persino questa affermazione: «Se lo Stato intende riconoscere il matrimonio
civile tra omosessuali, può benissimo farlo, ma non può imporre le proprie
regole nei luoghi destinati alla fede ed alla coscienza».
L’errore commesso da Smith,
secondo la THT, è quello di aver specificato la propria posizione lavorativa
nel suo profilo facebook, e quindi di aver leso gravemente l’immagine
dell’organizzazione, associandola a quelle espressioni ritenute di contenuto
omofobico. Tra l’altro, il comportamento di Smith sarebbe anche andato contro
la policy aziendale della THT ispirata ai concetti di «inclusione e tolleranza»
(sic!).
In questa vicenda, però, qualcosa
non torna.
Primo, Adrian Smith ha espresso i
suoi commenti fuori dall’orario di lavoro, utilizzando la propria pagina
personale di facebook, che non è pubblica e non può, quindi, essere vista da
chiunque. Secondo, Adrian Smith si è limitato ad esprimere un’opinione, in
maniera pacata, non offensiva, e senza ingiuriare nessuno. Terzo, Adrian Smith
non ha minacciato o intimidito chicchessia. Quarto, Adrian Smith non ha neppure
espresso un giudizio negativo contro l’omosessualità di per sé, dichiarandosi
persino non contrario al matrimonio civile tra gay.
La sua colpa è quella di aver
criticato l’eventualità di imporre con una legge i matrimoni in chiesa tra
persone dello stesso sesso. Poiché la questione è oggetto di ampio e acceso
pubblico in Gran Bretagna, allora dovrebbe essere considerata omofoba tutta
quella larga fetta dell’opinione pubblica britannica che condivide le
perplessità di Smith. Anzi, per essere precisi, insieme a lui dovrebbero essere
bollati come omofobi, il Primo Ministro, il Ministro per le Pari Opportunità, e
tutta l’alta gerarchia della Chiesa Anglicana. Se è omofobo Adrian Smith,
allora sono omofobi anche tutti loro.
Il provvedimento adottato dal THT
non è solo illegittimo ma anche odioso. E a renderlo ancora più odioso è stato
il tripudio con cui è stato accolto dalla comunità LGBT. Con una meritoria
eccezione di riguardo, però. Si tratta di Peter Tatchell, noto attivista gay
che si batte per i diritti degli omosessuali.
Tatchell è l’unico che non solo
ha criticato pubblicamente l’operato della THT, ma che ha addirittura preso le
difese di Smith. Ha, infatti, scritto sul prestigioso blog statunitense
Huffinghton Post: «In una società democratica tutti, compreso Adrian Smith
hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni anche quando possono apparire
ad altri fuorvianti ed errate; la libertà di espressione dovrebbe essere
limitata solo in casi estremi, come, ad esempio, quando si concretizza
nell’incitazione esplicita alla violenza».
E poi ha sollevato una
provocazione che gli fa onore: «Se un dipendente gay fosse stato trattato così
duramente da un’organizzazione cristiana per aver scritto commenti in favore
degli omosessuali sulla propria pagina personale di facebook, avremmo assistito
ad una sollevazione generale ed all’inevitabile accusa di omofobia».
Quando Peter Tatchell ha saputo
dell’intenzione di Smith di opporsi alle sanzioni inflittegli rivolgendosi al
giudice del lavoro, si è dichiarato pronto a testimoniare in suo favore. Ciò
dimostra che il punto non è tanto l’orientamento sessuale di una persona,
quanto l’uso ideologico e distorto che di esso se ne fa. E come tutti i frutti
velenosi delle degenerazioni ideologiche, anche questa isteria collettiva che
tende ad identificare gli omofobi come gli untori manzoniani del XXI secolo,
finisce inevitabilmente per tradursi in deprecabili atteggiamenti di
intolleranza. E’ così che è sempre accaduto nella Storia ogni volta che i
discriminati si sono trasformati in discriminatori. (Gianfranco Amato)
Nessun commento:
Posta un commento