Budapest lottano anche per noi di Riccardo Cascioli, 11-01-2012, http://www.labussolaquotidiana.it/
Il brutale attacco delle
istituzioni europee all’Ungheria e il recente vertice franco-tedesco impongono
una domanda sull’Unione Europea: su cosa è adesso, su cosa vuole diventare.
Da una parte – con il falso
pretesto di una deriva autoritaria – si cerca di imporre a un paese membro
dell’Unione Europea valori (o disvalori) di riferimento decisi a Bruxelles.
Dall’altra abbiamo due paesi – come Francia e Germania - che si autoproclamano
la guida dell’Unione, l’asse portante.
Potrebbe sembrare che si tratti
di due fenomeni opposti, ma in realtà non è così, anzi: sono due facce della
stessa medaglia, ovvero l’affermarsi di una visione “centralista” della Ue che
nega l’identità e la peculiarità di ciascun Stato membro.
Nel caso dell’Ungheria a dover
preoccupare è la campagna denigratoria scatenata contro il governo di
centro-destra dai burocrati di Bruxelles e dalla grande stampa europea: con il
pretesto di alcune misure certamente discutibili, in realtà nel mirino – come
spiega bene l’articolo in Primo Piano di Marco Respinti – ci sono i princìpi
fondamentali della Costituzione ungherese: la rivendicazione delle radici
cristiane, la promozione della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo con
una donna, la difesa della vita. Quello che si persegue è perciò una
omologazione culturale che ha come punto di riferimento i (dis)valori dominanti
nei paesi nordeuropei. Nel secondo caso abbiamo due paesi – per quanto
importanti essi siano – che si arrogano il diritto di indicare per tutti quali
scelte economiche e politiche adottare; e perfino di decidere la legittimità o
meno dei governi di altri Stati membri (il caso dell’Italia è esemplare).
In altre parole siamo di fronte a
un processo di omologazione sia sul piano culturale sia sul piano più
strettamente politico ed economico che è la negazione stessa dell’idea
originaria di Unione Europea, in cui le differenze e le peculiarità di ogni
singolo Stato dovrebbero essere fonte di arricchimento reciproco. E dove
l’identità religiosa e culturale di ciascun popolo è il fondamento su cui
costruire la casa comune.
Se le pretese franco-tedesche
ostacolano non poco il processo di integrazione europea, è però il caso
dell’Ungheria a essere decisivo per il nostro futuro e per la nostra libertà.
Forse non ne sono consapevoli neanche loro stessi, ma gli ungheresi – nel
difendere la propria identità - stanno combattendo anche per noi. E meritano la
nostra solidarietà.
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