martedì 10 gennaio 2012


TECNOLOGIE/ C’è un ragno sulla nuova via (genetica) della seta – Redazione - martedì 10 gennaio 2012, http://www.ilsussidiario.net

Nell’estate scorsa era stata data notizia della realizzazione del primo indumento realizzato con seta di ragno: era stata presentata al V&A Museum di Londra una sciarpa fabbricata utilizzando la seta di milioni di ragni e impegnando un’ottantina di persone che nell’arco di cinque anni hanno raccolto la materia prima. Un’impresa disperata, che però potrebbe non essere più tale se manterrà le promesse quanto riportato in uno studio pubblicato nei giorni scorsi nei Proceedings of National Academy of Sciences che illustra i risultati di una ricerca condotta nei laboratori dell'Università di Notre Dame sotto la guida di Malcolm Fraser jr., professore di scienze biologiche presso il medesimo ateneo statunitense.
In pratica, nell’articolo “Silkworms transformed with chimeric silkworm/spider silk genes spin composite silk fibers with improved mechanical properties”, si mostra che la seta prodotta dai bachi da seta transgenici, progettati nel laboratorio di Fraser, presenta una forza e una elasticità elevate quanto quelle della ben nota seta di ragno. È un passo avanti notevole nella lunga ricerca di una seta che abbia tali caratteristiche meccaniche; non per niente l’articolo è stato pubblicato dopo un approfondito processo di revisione ed è stato giudicato dagli editori come un articolo di grande interesse sia scientifico che tecnologico.
La produzione commerciale di seta ottenuta da ragni sarebbe di grande interesse ma è di fatto impraticabile per una serie di motivi di tipo pratico e ambientale. I ricercatori avevano allora sperimentato la produzione del materiale più resistente tramite altri organismi, tra i quali batteri, insetti, mammiferi e piante; ma i risultati sono stati deludenti, soprattutto per il fatto che le proteine così ottenute richiedono poi il processo di filatura meccanica per assemblare in fibre la seta prodotta: un compito che i bachi svolgono naturalmente.
Il progetto di Fraser si è allora indirizzato verso la realizzazione di bachi da seta transgenici. Utilizzando come vettori molecolari i cosiddetti piggyBac, si sono ottenuti bachi da seta speciali: la seta prodotta da questi animali è un composito che comprende proteine sia dei bachi da seta che dei ragni, integrate in modo molto stabile. I risultati sperimentali hanno mostrato che le fibre così prodotte hanno le proprietà meccaniche della tipica seta da baco da seta ma sono più robuste e raggiungono la durezza di quella prodotta da ragni.
Il successo è frutto di una collaborazione del laboratorio di Fraser con quello di Donald Jarvis e Randolph Lewis presso l'Università del Wyoming: è qui che sono stati realizzati i plasmidi transgenici e che è stata analizzata la fibra prodotta dal baco, mentre il laboratorio della Notre Dame ha reso i bachi da seta transgenici.
Questi risultati arrivano al culmine di uno sforzo di ricerca iniziato più di dieci anni fa con un premio assegnato a Fraser dalla Notre Dame per lo sviluppo di bachi da seta transgenici; sono poi seguiti due anni di sovvenzione concessa a Jarvis, Lewis e Fraser dal NIH (National Institute of Health) e diversi anni di finanziamenti supplementari da parte dei Kraig Biocraft Laboratories. Adesso la stessa Kraig Biocraft Laboratories Inc., insieme con gli autori della ricerca, sta valutando le diverse opportunità di business di questa fibra di prima generazione, sia per uso tessile che non tessile.
I ricercatori si aspettano di migliorare questa prima generazione di prodotti per rendere le fibre ancora più forti. Tra le applicazione più interessanti di queste sete ci sono anzitutto quelle in campo medico-chirurgico: suture, medicazioni, legamenti artificiali, tendini, microcapsule; ma anche per i cosmetici e il tessile, come le fibre per i paracadute.

(Michele Orioli)


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