FACEBOOK/ Quei giovani che chattano di amore senza realtà Luigi
Ballerini giovedì 19 gennaio 2012, http://www.ilsussidiario.net
Giovani a Ponte Milvio, Roma
(InfoPhoto) Approfondisci NAUFRAGIO GIGLIO/ Schettino e Giampetroni, due facce
di un unico dramma. di L. Doninelli SOFRI LIBERO/ Farina: un’occasione per
superare il clima di vendetta
L’amore ai tempi di Facebook.
Fosse amore! Invece è spesso sexting e coinvolge drammaticamente i più piccoli:
parliamo di medie, ma anche elementari.
Il neologismo, dato dalla crasi
fra sex e texting, racconta del fenomeno di inviare foto e testi sessualmente
espliciti tramite i mezzi informatici. Sono i videofonini a far da padroni,
quei minicomputer portatili che i ragazzi hanno in mano e che sono
autosufficienti allo scopo: fanno foto e video, li caricano in rete, aggiungono
frasi maliziose e rispondono ai contatti che chiedono di più.
La cronaca ne sta segnalando un
numero crescente, con la Polizia Postale e delle Comunicazioni in prima linea
ad identificare i relativi siti e a prendere provvedimenti sanzionatori e
deterrenti. Da Catania hanno ritrovato un sito di ragazze adolescenti ritratte
nude e in pose esplicite messo online da un intraprendente “amico”
quattordicenne tramite il server della biblioteca comunale (nella speranza di
non farsi identificare).
Una bambina laziale di dieci anni
(ma i grandi non sapevano che era su FB?) ha invece postato su Facebook una sua
foto osé scattata in bagno davanti allo specchio; pare sia stata visitata da
molti prima che la polizia sia intervenuta ad oscurare la pagina.
Storie così, sotterranee e
lontane dalla nostra visibilità, ce ne sono molte, probabilmente.
Tutto ciò ha a che fare col
corpo, anzi col corpo pensato, prima che con la tecnologia.
Non possiamo non considerare,
vista l’età, una componente fortemente imitativa di modelli proposti e a loro
modo imposti dagli adulti. Ne è zeppa la tele, la rete, i giornali, le
pubblicità nelle strade. È infatti proprio dei bambini voler crescere, pensarsi
grandi, anche travestirsi: insomma fare un po’ di prove generali. I bambini
indossano il cappello di papà con la stessa nonchalance con cui infilerebbero
l’elmo di Achille e le bambine salgono ancora sui tacchi delle mamme per vedere
come ci si sente.
Diventare grandi, oggi, per molti
coincide col diventare sexy, usare il corpo solamente nella sua immagine per
attrarre a sé. Una deriva narcisistica della cultura individuale e sociale che
nega come il corpo sia molto di più della sua pura apparenza: se guidate dal
pensiero le gambe sanno correre verso gli amici veri, le braccia stringere
altri corpi in un abbraccio di riconoscenza, gli occhi scorrere sulle pagine di
un libro che non riusciamo a lasciar lì, lo stomaco sa convertire in nutrimento
il piacere di una cena insieme.
C’è sexting quando non c’è più il
reale, quando il corpo viene virtualizzato, quando solo Photoshop sa davvero
renderlo come dovrebbe essere. C’è sexting quando non ci sono amici, quando
tutti possono vedere tutto perché non c’è più preferenza, non esiste più
quell’intimità speciale che si accorda a chi se ne rende degno. C’è sexting
quando il corpo sessuato non può che fare-imitare-suscitare-idolatrare
“quello”, un atto dovuto e necessario da consumarsi all’istante, piuttosto che un
atto libero e da darsi a suo tempo.
Un articolo de La Stampa a firma
Giuseppe Bottero riporta un’interessante ricerca fatta da Ericsson e presentata
all’ultimo CES di Las Vegas, la kermesse mondiale dell’elettronica: Amore e
Facebook nella fascia 13-17 anni. Balza agli occhi come il corteggiamento, dopo
un primo incontro dal vivo, avvenga in rete con messaggi e poke fino alla
dichiarazione online certificata dal cambiamento di stato da “single” a
“impegnato” per arrivare a “fidanzato”. Fino a diciassette anni esiste solo FB
per queste faccende, da lì in poi si attivano anche le mail documentandoci come
i diversi mezzi tecnologici hanno diverse età di fruizione ed utilizzo,
modalità esse stesse fluttuanti nel tempo. Come dire che i ragazzi usano ciò
che hanno a disposizione, bene o male dipende da loro così come dalle
indicazioni che ricevono.
Sempre nella ricerca, i ragazzi
hanno dichiarato che nel 41% rinuncerebbero a una vacanza pur di non doversi
staccare dal web. Sembra enorme, e forse lo è, e ci dobbiamo interrogare al
riguardo; ma quanti adulti si sentono “nudi” se escono di casa la mattina
avendo dimenticato il cellulare sul tavolo della sala? Viviamo nello stesso
errore.
Qualche mattina fa, vicino alla
Stazione Centrale di Milano, in mezzo al viavai indaffarato della città mi sono
imbattuto in un ragazzo che abbracciava una ragazza e la baciava teneramente
stringendola a sé; le luci della vetrina di Zara facevano da spotlight
perfetto. Mi sono fermato un istante e me ne sono rallegrato. Riprendendo il
cammino ho osservato che i ragazzi non si baciano più nelle strade, ma nemmeno
nei cortili, negli androni delle case, negli angoli delle scuole. Con qualcosa
dovranno pur aver sostituito il bacio, diventato così demodé. È probabilmente
lo scambio dei corpi: nella sua forma carnale in un atto sempre più comandato,
dovuto e anticipato o in quella virtuale, col sexting online.
Mi piace immaginare che i due
della Stazione la sera abbiano anche chattato in Facebook, raccontandosi del
contrattempo con un esame, di un vecchio amico ritrovato, del nuovo panino di
Mac che spacca davvero, della prof di Italiano che è una tosta, dell’orario
dell’appuntamento la mattina successiva; in questo caso la tecnologia sarebbe
stata al servizio del loro amore, non sostitutiva.
È anche questo l’amore buono –
pleonastico dirlo – ai tempi di Facebook.
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