IL CASO - I gay secondo lo psichiatra Bruno - "Sono malati,
persone non normali" - Il professore - ospite abituale dei salotti
televisivi - contesta l'Oms. E sui genitori dei ragazzi omosessuali dice:
"Sono traumatizzati, mentono se dicono di accettare la diversità dei loro
figli" di MARCO PASQUA, 10 gennaio 2012, http://www.repubblica.it
Francesco Bruno
ROMA - I gay come malati da curare,
individui "non normali", assimilabili alle persone disabili.
Francesco Bruno, criminologo, psichiatra e docente universitario (a Salerno e
alla Sapienza di Roma), torna ad offendere le persone omosessuali. A nulla è
valsa una denuncia all'Ordine dei Medici, due anni fa, da parte di Arcigay,
relativamente ad alcune affermazioni in cui contestava la depatologizzazione
dell'omosessualità decisa, nel 1990, dall'Organizzazione mondiale della Sanità.
Il medico 63enne, ospite dei
salotti televisivi per commentare i casi di cronaca nera, scende in campo a
fianco dell'ormai ex assessore alla Mobilità del Comune di Lecce, Giuseppe
Ripa, dimessosi dopo aver insultato il governatore della Puglia, Nichi Vendola.
Lo fa dalle pagine virtuali di Pontifex, blog che ospita spesso dichiarazioni
omofobiche nei confronti di gay, lesbiche e transgender. Punto di ritrovo degli
ultracattolici, si tratti di vescovi emeriti o di politici. Come Domenico
Scilipoti, anche lui sceso in campo, in queste ore, per difendere Ripa, definendo
"l'omosessualità una cosa anormale".
Bruno, intervistato dal curatore
del sito, afferma: "L'organizzazione mondiale della Sanità ha deciso che
non si debba parlare di malattia, a proposito dell'omosessualità, e sappiamo
con quali criteri ha scelto. Io rimango della mia idea e le denunce dei gay non
mi fanno paura". L'omosessualità è "anormalità", sentenzia:
"Siamo nel campo, quando la omosessualità non viene scelta volutamente, di
anormalità funzionali essendo il sesso volto naturalmente alla procreazione.
L'omosessuale nato lo è per un disturbo di personalità legato, probabilmente,
ad una errata assimilazione dei ruoli dei genitori, o anche a cause organiche
che sarebbe complicatissimo spiegare. Tuttavia, è nella stessa situazione, dal
punto di vista concettuale, di chi è handicappato, sordo o cieco. Per queste
categorie, con una certa ipocrisia si dice diversamente abili, non vedenti e
simili. Il gay è diversamente orientato per la sessualità e quel diversamente
la dice lunga sulla normalità".
Lo psichiatra spiega anche di
aver assistito molti genitori di ragazzi e ragazze omosessuali. A suo dire
tutti traumatizzati dall'orientamento sessuale del figlio o della figlia:
"Chi dice che padre e madre sono contenti o accettano la diversità del figlio,
mentono sapendo di mentire. Per due genitori, sapere che il proprio figlio ha
questa orientazione, è un trauma anche grande. Magari lo superano o riescono ad
elaborarlo, ma il colpo è molto forte. Questo fatto denota che anche a livello
di comune sentire, e non è roba da poco, la omosessualità va considerata
anormalità". Commenti tutt'altro che isolati, come dimostra una sommaria
ricerca nell'archivio del sito degli ultracattolici. "Io ho il diabete.
Non mi offendo se qualcuno mi dice che sono malato, è la realtà. Bene, per
quale motivo gli omosessuali si offendono se qualcuno, correttamente, parla di
patologia?", ha sostenuto Bruno in un'altra intervista. Per il docente è
anche sbagliato essere eccessivamente tolleranti: "Una eccessiva
tolleranza verso stati di anormalità, e l'omosessualità tale va considerata, ci
porta alla conclusione che la gente si confonda e non capisca più cosa è il
bene e che cosa è il male".
Da medico e docente universitario
(secondo il curriculum pubblicato on-line è professore straordinario presso
l'Università degli Studi di Salerno e docente di psicopatologia forense e
criminologia presso la "Sapienza" di Roma) non si fa neanche troppi
problemi quando si tratta di attaccare l'OMS: "Quando i colleghi americani
hanno sdoganato l'omosessualità dalle patologie, hanno fatto un grave danno e
io sono contrario a quanto sostiene l'Organizzazione Mondiale della sanità.
L'omosessuale, al quale va dato ogni rispetto, è clinicamente un malato, ovvero
soffre di un disturbo patologico che lo altera. Inutile che questi signori
vogliano convincerci che i normali siano loro. Ma sono sostenuti, parlo fuor di
metafora, da lobbies potenti e forti". Posizioni legittime, secondo
l'Ordine dei medici, che, di fatto, ha respinto la denuncia presentata, nel 2009,
da Arcigay.
La replica. Lo psichiatra, dopo
le polemiche, precisa e si difende: "Io ho sempre detto che ho il massimo
e assoluto rispetto per chi compie scelte di altro tipo rispetto al mio e
naturalmente questo non implica nessuna malattia, ma secondo me è una
condizione di diversità". "Lungi da me - aggiunge - giudizi
discriminatori o l'omofobia, ma contesto al mondo gay il tentativo di impedirmi
di dire quello che penso".
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