I pro-life nei consultori, crolla il muro laicista di Andrea Zambrano, 18-01-2012,
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Approda nelle amministrazioni
rosse di Reggio Emilia l’esperienza dei Movimenti per la vita nei consultori.
Può succedere anche questo se, almeno per una volta, la politica è in grado di
svolgere il suo ruolo. Per moltissimi comuni e Province emiliane era un tabù.
L’ingresso dei Movimenti per la
vita e dei Cav (Centri aiuto alla vita) nei consultori, da quelle parti, è fumo
negli occhi. Non si promuove, non si valorizza, e neppure si fa sapere se da
qualche parte, in qualche scheggia impazzita della pubblica amministrazione,
questo avviene. Il fatto è che a rompere il tabù ci si era messa per prima
l’amministrazione comunale di Correggio, targata Pd-Idv, che lo scorso anno
aveva siglato un protocollo con il Mpv locale e la Asl di Reggio per favorire
l’ingresso nel consultorio di Correggio di volontari pro life autorizzati ad
avvicinare le donne in maternità difficile, che richiedono di abortire, e
metterle al corrente che il Comune le aiuterebbe economicamente nel caso decidano
di tenere il bimbo. Insomma: aiuti e sostegno laddove la pratica dell’aborto
ormai è stata neutralizzata come una pratica qualunque.
Il Comune aveva siglato il
protocollo un po’ per dare risposta al vivace mondo del volontariato pro life,
a cui si è aggiunta la Caritas e la Croce Rossa locale, che da tempo chiedeva
secondo il principio di sussidiarietà interventi e vicinanza alle donne tra le
stanze e le carte bollate degli ambulatori pubblici, un po’ ottemperare il più
laicamente possibile ad una precisa disposizione della legge 194. All’articolo
5 infatti, si fa riferimento proprio alla necessità di aiutare le donne «a
rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza», tra
cui appunto le cause di indigenza materiale. La cosa è partita e il Comune si
appresta, dopo una verifica attenta dei risultati, a rinnovare la convenzione
che stanzia 10mila euro ad ogni futura mamma, che decide di abbracciare il
protocollo. E il proprio bimbo. Ma a qualcuno la cosa non è andata giù.
L’offensiva ha il nome e cognome
di Iniziativa laica, associazione sorta recentemente per organizzare il
“Festival della laicità”, che ha visto a Reggio sfilare i campioni
dell’anticlericalismo militante in un carnevale del luogocomunismo ateizzante
più vieto. L’associazione ha organizzato un convegno dal titolo emblematico:
“Laicità + tutela della salute + autodeterminazione = legge 194. Una somma
vincente, no alle sottrazioni”. Un riferimento esplicito al caso di Correggio,
che nel convegno veniva preso di mira perché «depotenzia il ruolo dei
consultori», «impedisce l’autodeterminazione della donna» e «contribuisce ad
affossare la legge 194», (sic!). L’associazione e gli esponenti politici ad
essa collegati (soprattutto Sel e Rifondazione Comunista) si sono poi scagliati
anche contro le tante associazioni pro life che operano nei consultori «in nome
di un malinteso diritto alla vita» e che «di fatto sostengono l’imposizione
della vita come atto violento e arbitrario di sopraffazione e negazione del
diritto all’autodeterminazione». Insomma: la colpa del sindaco di Correggio era
quella di «istituzionalizzare l’ingresso dei Movimenti per la vita nei
consultori». Praticamente «una dichiarazione di resa e di inidoneità da parte
del servizio pubblico nell’applicazione corretta della 194». «Meglio - e non
poteva mancare il teorema di Giuda - risparmiare sui soldi dati alle donne e
concentrare le risorse su un vasto programma di informazione alla sessualità
responsabile», che secondo gli estensori, significa poi più preservativi per
tutti.
Fin qui sembrava il solito
attacco dei nostalgici della stagione delle streghe. Ma a complicare
terribilmente le cose ci si è messa la Provincia, guidata dall’esponente Pd,
Sonia Masini, che non solo ha dato il patrocinio all’iniziativa, ma anche
partecipato fattivamente ad organizzare l’evento, ospitato, cà va sans dire,
nella sede più prestigiosa della Cgil di Reggio. E qui sono iniziati i
problemi. Un po’ perché il presidente reggiano del Movimento per la vita, Diego
Noci, notata la presenza al convegno come relatrice del presidente della
Provincia, ha chiesto scusa pubblicamente «se in tutti questi anni abbiamo
salvato delle vite umane». A lui ha fatto eco il presidente del Forumfamiglie
Emilio Ricchetti che ha fatto notare come il protocollo di Correggio «sia di
buon senso» perché «sfrutta i pochi spazi di applicazione umana di una legge
disumana». Un po’ perché a destabilizzare il quadro ci si è messa anche la
politica, con l’emersione di una profonda spaccatura nel Pd locale, dopo che il
sindaco di Correggio Marzio Iotti e compagno di partito della Masini, aveva
pesantemente criticato l’iniziativa che lo vedeva come convitato di pietra e
primo imputato, senza diritto di replica.
Ne è nato un vivace dibattito
culturale che ha tenuto banco su alcuni giornali reggiani per diversi giorni
fino a quando l’Udc non ha deciso di giocare il jolly: «Chiederemo alla
Provincia di ritirare il patrocinio dato all’iniziativa». Questo anche per
“stanare” quei cattolici nel Pd fino a quel momento latitanti nel dibattito.
L’iniziativa dello scudo crociato in consiglio provinciale ha poi provocato un
successivo ordine del giorno del Pd che però ha ricevuto un significativo
emendamento da parte di un consigliere democratico, Marcello Stecco, ex assessore
al Welfare della precedente giunta, che chiedeva alla Provincia di impegnarsi a
convocare in un’apposita commissione i soggetti del protocollo di Correggio per
esaminare i risultati ed inserire tra le pratiche di buon governo, l’aiuto alle
donne che non vogliono abortire. Il testo è passato perché per il Pd c’era in
ballo la faccia.
Così, l’amministrazione
provinciale si è trovata ad ingoiare il rospo e a rompere il tabù dei pro life
esclusi dalle stanze dei bottoni, che saranno così presto invitati in Provincia
a raccontare la loro esperienza. Si ignora, con quali risultati, ma per i
partiti che hanno condotto la battaglia e per le associazioni stesse è comunque
un risultato storico, tanto che, c’è chi si sta attrezzando a proporre la
stessa cosa anche in Comune a Reggio. Della serie: il bene è un virus, guai a
impedirne la corsa.
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