Avvenire.it, Un Paese senza figli Sani ma sempre meno, 31 gennaio 2012
Non è un paese per bimbi. Pochi,
troppo pochi, i bambini italiani. Decenni di politiche familiari distratte e
inefficaci hanno portato il Belpaese in fondo alla classifiche internazionali
della denatalità. Quando, invece, provvedimenti mirati possono invertire la
tendenza: vedi i buoni risultati delle province autonome di Trento e Bolzano.
Pochi, ma almeno sani, grazie a una rete pediatrica efficiente: più al Centro
Nord che al Sud dove si ricorre troppo spesso al ricovero in ospedale. Sani sì,
tanto da scoppiare: cattive abitudini alimentari e sedentarietà li stanno
candidando in massa a un futuro di adulti cardiopatici e diabetici.
È questo, in sintesi, il quadro
che emerge dal primo Libro bianco 2011 - La salute dei bambini, un dossier
documentato – 174 pagine di dati e analisi – prodotto dall’Osservatorio
nazionale sulla salute nelle regioni italiane e la Società italiana di
pediatria (Sip). A presentarlo, alla Facoltà di medicina dell’Università
Cattolica, il professor Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio oltre che
dell’Istituto di igiene della Cattolica, assieme al professor Alberto Ugazio,
presidente della Sip e coordinatore del dipartimento di Medicina pediatrica
dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma.
«La salute complessiva dei nostri
bambini resta buona, a preoccupare è la profonda disomogeneità dei servizi
assistenziali nelle diverse regioni», ragiona Walter Ricciardi. Essere bambini,
insomma, è più facile nel Nord-Est che al Sud.
Capillare la rete pediatrica
territoriale: il numero di pediatri di libera scelta tra 2001 e 2008 è
aumentato del 6,3%, passando da 7.199 a 7.649. Il rischio, già a partire dal
2015, è che i pediatri per l’assistenza primaria diminuiscano in modo drastico:
molti andranno in pensione e non saranno rimpiazzati dai giovani, perché
l’accesso alle scuole di specializzazione è a numero chiuso. Secondo
un’indagine della Sip, la progressiva riduzione di pediatri, in atto dal 2010,
porterà dagli attuali 15 mila professionisti a 12 mila nel 2020 e 8 mila nel
2025.
Cattive notizie, poi, arrivano
dalla bilancia. Un bambino su quattro è grassottello, uno su dieci è proprio
ciccione. I pediatri parlano di un 22,9% dei bambini di 8-9 anni in sovrappeso
e dell’11,1% in condizioni di obesità. I problemi di peso affliggono di più le
classi sociali più basse, con dati più preoccupanti al Sud. I bambini nel 2010
più in sovrappeso sono in Abruzzo (28,3%), Campania (27,9%), Molise e
Basilicata (26,5%). Per l’obesità in testa Campania (20,5%), Calabria (15,4%) e
Molise (14,8%). Nelle Province Autonome, invece, i valori più bassi (minori
sovrappeso a Bolzano 11,4%, obesi a Trento 3,5%).
«Oggi, purtroppo a tavola comanda
il bambino – spiega Alberto Ugazio – perché i genitori non sono più in grado di
indicare ai figli le cose giuste e sbagliate a tavola, o non hanno tempo o non sono
preparati per farlo».
Tanti piccoli tiranni che
mangiano "alla carta": «I genitori chiedono al bambino anche molto
piccolo cosa vuol mangiare, ma il bambino non ha gli strumenti per decidere per
il proprio bene». Ritmi sempre più frenetici impediscono poi alla famiglia di
vivere insieme il momento dei pasti. All’alimentazione ipercalorica, povera -
per non dire priva - di frutta e verdura, si associa pochissimo moto. «Noi
andavamo a scuola a piedi o in bici – ricorda Ugazio – oggi è impossibile o pericoloso
nelle grosse città. Ma anche nei piccoli centri i genitori iperprotettivi
accompagnano ovunque i figli in macchina».
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