L'INDAGINE - Chi dorme da solo dorme peggio (anche se non ne è
consapevole ) - Lo indica uno studio americano. Il rimedio? Il caldo
«abbraccio» di un bagno caldo - http://www.corriere.it
MILANO - Le migliori dormite le
facciamo quando non ci sentiamo soli, esclusi o isolati dagli altri e se
abbiamo al nostro fianco un compagno o una compagna di vita. Quando invece ci
sembra di essere esclusi dal contesto sociale la nostra solitudine esistenziale
ci segue anche nel sonno che inizia a frammentarsi con frequenti risvegli
notturni anche se apparentemente dormiamo lo stesso numero di ore e ci sembra
di aver trascorso tutta la notte fra le braccia di Morfeo.
LO STUDIO - L’ha verificato uno
studio dell’Università di Chicago pubblicato su SLEEP che ha esaminato una
comunità chiusa come quella agricola degli anabattisti Hutteriti del Sud
Dakota. 95 persone con età media di 39,8 anni (55% erano donne) sono state
prima valutate con test psicologici sui loro livelli di solitudine percepita,
depressione, ansia e stress, nonché sulla qualità di sonno soggettiva. Poi per
una settimana il loro sonno è stato controllato tramite un actigrafo da polso,
una sorta di mini-holter polisomnografico portatile.
CONTA SOLO LA SOLITUDINE - Dopo
aver depurato gli altri fattori confondenti (età, sesso, peso, eventuale apnea
morfeica, elevati livelli di depressione, ansia e stress) l’unico parametro
risultato significativamente importante è risultato essere la solitudine
percepita, la quale peraltro non influenza la durata totale del sonno né la sua
percezione soggettiva. Gli autori hanno fornito una spiegazione evoluzionistica
al fenomeno: per sopravvivere l’uomo ha dovuto fare affidamento al cordone di
sicurezza della sua comunità. Sentirsi soli fa percepire la mancanza di questo
senso di protezione sociale e per contrastare il senso di vulnerabilità che ne
deriva attiviamo i nostri sistemi d’allerta che non ci fanno più dormire sonni
tranquilli. Accade un po’ la stessa cosa ad esempio nella coppia dove la moglie
dorme meglio se il marito non è fuori casa per lavoro o ai bambini che si
addormentano subito solo fra le braccia protettive della madre.
UN BAGNO CALDO - Un altro studio
della Yale University pubblicato su Emotion dimostra che un buon metodo per
compensare il senso di solitudine è fare un bagno caldo, perché il calore e il
senso di sicurezza hanno per noi un inconscio legame ancestrale, probabilmente
rievocato dal caldo abbraccio della mamma o del marito.
Cesare Peccarisi 20 gennaio 2012
Nessun commento:
Posta un commento