IN PRIMO PIANO - 24 gennaio 2012 - Con la pillola interrotte 8mila
gravidanze di Marzio bartoloni (da Il Sole-24 Ore), http://www.sanita.ilsole24ore.com/
Nel 2011 sono stati almeno 8mila
gli aborti con la pillola abortiva. L'anno scorso una donna su quattro che ha
interrotto la gravidanza entro le prime sette settimane - tempo massimo per
usare la Ru 486 - ha scelto la "via farmacologica" al posto del
bisturi.
I dati (anticipati in esclusiva
sul Sole 24 Ore Sanità n. 3/2012 in distribuzione) si basano sugli ordini
arrivati alla «Nordic Pharma», l'azienda che si occupa di distribuire il
farmaco in Italia, che l'anno scorso ha spedito agli ospedali italiani 7.397
confezioni per oltre 22mila pillole (ogni scatola ne contiene tre). E visto che
in diverse Regioni si usa una sola pillola per una procedura abortiva significa
che almeno 8mila interruzioni volontarie di gravidanza, sulle oltre 30mila
stimate ogni anno tra le donne con 49 giorni di gestazione, sono avvenute con la
contestata pillola in commercio nel nostro Paese da aprile 2010.
Rispetto al 2010, quando secondo
il ministero della Salute sono stati registrati 3.775 casi, è dunque un balzo
in avanti. Praticamente il doppio. Ma se in Piemonte sono state acquistate 1.937
confezioni, in Puglia 1.024, in Liguria 808 e in Toscana 766; ci sono alcune
Regioni che sono praticamente a secco: a cominciare da Basilicata e Marche
(zero scatole), fino all'Umbria (6 confezioni), all'Abruzzo (33), al Molise
(60) e alla Sardegna (65). Ma anche in grandi Regioni, come la Lombardia e il
Lazio, gli ordini sono stati piuttosto modesti: 413 scatole per gli ospedali
lombardi e 557 in quelli del Lazio, dove comunque va segnalato un aumento
importante rispetto alle poche decine del 2010. A pesare su questa variabilità
è anche il fatto che solo alcune Regioni, soprattutto al Centro-Nord, hanno
regolato la materia con paletti più o meno stringenti: c'è chi, come la
Lombardia, ha previsto il ricovero in ospedale per almeno tre giorni, come "consigliato"
dal ministero della Salute. E chi - come Toscana, Emilia Romagna e Puglia - ha
invece optato per il "day hospital": la donna, in sostanza, dopo
l'assunzione della Ru 486 torna a casa e si reca in ospedale nei giorni
successivi per le visite di controllo.
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