Maria, pianista incinta al nono mese «E suono Bach» di Giuseppina Manin,
12 gennaio 2012 http://27esimaora.corriere.it/
Le mani saranno solo le sue, ma
stavolta a suonare le Variazioni Goldberg si ritroveranno in due.
«Io e mia figlia Vittoria, nove
mesi, ancora racchiusa nel mio ventre» spiega Maria Perrotta, pianista di
talento con la passione per Bach.
Trentasei anni, calabrese di
nascita, diplomi al Conservatorio di Milano, a Santa Cecilia, all’Ecole Normale
de Musique di Parigi, città dove vive da un paio d’anni. Stasera, nel delizioso
teatrino Rossini di Lugo di Romagna, Perrotta si confronterà con la possente
architettura sonora delle Goldberg. Un concerto estremo, e non solo per
l’opera, tra le più impegnative della tastiera, resa famosa nel mondo dal geniale
Glenn Gould.
L’incognita in più è il pancione
di Maria. Ormai a tre settimane dal parto.
«Data prevista, il 10 febbraio»
ricorda. Prima di lei, poche e comunque meno a «rischio» avevano osato. Martha
Argerich nel 1967 suonò alla Pergola di Firenze incinta, ma solo al quarto
mese. Storico il precedente di Clara Wieck Schumann: dieci gravidanze senza mai
annullare un concerto.
«Clara aveva ragione – assicura
Maria -. Aspettare un bimbo non è una malattia, è qualcosa di speciale nella
vita di una donna, qualcosa che ti dà energia e serenità. Credo di non aver
suonato mai così bene come durante la gestazione. Eseguire la musica che amo di
più, quella sublime di Bach, con una vita che scalpita dentro me mi fa sentire
in uno stato di grazia. E’ un gran privilegio».
Al nono mese però i rischi sono
tanti. A cominciare dai movimenti ormai continui del bambino. «Ci ho pensato.
Vittoria è così scatenata… Ma siamo venute a patti. Io e lei ci parliamo molto.
Quando studio al piano ogni tanto mi fermo e le chiedo: ti piace questo pezzo?
Le Goldberg le piacciono molto. A dicembre le ho eseguite a Parigi. Prima di
entrare in scena le ho spiegato che doveva fare la brava, stare ferma per il
tempo che mamma suonava. Così è stato. Conto sulla sua comprensione anche stavolta».
Conta anche sull’appoggio del
marito, Lucio Prete. «Baritono, canta nel coro parigino dell’Opéra Bastille, mi
è stato vicino anche nella prima gravidanza. Anche allora mi portavo appresso
la bimba appena nata per allattarla nelle pause dei concerti. Nel mio borsone
gli spartiti convivono con biberon e pannolini…». Le critiche non sono mancate.
«In Italia certi pregiudizi sono
duri a morire e quella che per me è una scelta naturale è vista da molti,
specie uomini, come strana. E la domanda ricorrente è: fai la mamma o la
pianista?».
Tra breve uscirà dalla Cinik
Records il suo nuovo cd, Maria Perrotta plays Bach registrato a ottobre al
Valle occupato. «Sono stata felice di contribuire alla causa degli artisti, di
questi tempi così penalizzati. Mio marito ne sa qualcosa. E’ stato tra le
vittime dei tagli brutali al Maggio fiorentino. La crisi è ovunque. Anche in
Francia. Ma da noi molti ne approfittano per tagliare anche dove non si
dovrebbe. La fuga all’estero è obbligatoria. A Parigi gli artisti italiani crescono
ogni giorno. E’ una città fantastica e le siamo grati. Ma l’Italia è la nostra
patria, la terra della musica…».
E voi, pensate sia una scelta
giusta lavorare fino alle ultime settimane di gravidenza? Fino a quando non
avete smesso di lavorare? E come vi siete organizzate?
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