L’iniziativa - Culle per la vita, una «rete» che cresce di Maria
Gabriella Leonardi
Contro il fenomeno dell’abbandono
dei neonati si diffondono in Italia le culle pronte ad accogliere, come le
ruotedegli esposti di un tempo, neonati figli di donne disperate che intendono
abbandonarli. Qualche giorno fa ne è stata inaugurata una nell’ospedale di
Padova e, giorni prima, un’altra nella parrocchia «Gesù Lavoratore» di Giarre,
nel Catanese, ad opera locale Centro di aiuto alla vita. Il presidente Cesare
Scuderi testimonia la frequenza del fenomeno di neonati 'lasciati': «In due
anni, ci è capitato di aiutare tre mamme che avevano deciso di abbandonare il
loro bambino. Ricordo che una di loro non voleva partorire in ospedale e voleva
lasciare suo figlio alla stazione ferroviaria. Siamo stati avvisati dal numero
verde del Movimento per la vita, abbiamo assistito le mamme durante il parto e
poi i bambini sono stati dati in adozione».
In Italia la prima culla sorse,
grazie al Movimento per la vita, nel 1992 a Casale Monferrato. Da allora sono
stati fatti molti progressi che hanno reso queste culle sono molto sofisticate:
ad esempio, quella di Giarre ha un
Due nuovi punti d’accoglienza
inaugurati nel Catanese e a Padova allargano in Italia il servizio di
«soccorso» per le madri che scelgono la strada dell’anonimato pur di salvare il
figlio anche in situazioni estreme
sensore che fa scattare un
allarme nel caso vi venisse depositato un bambino; una telecamera dentro la
culla, collegata con il 118, permette di accertare la presenza del neonato e
far scattare i soccorsi. Chi deposita il bimbo resta nell’anonimato.
Molte delle culle allestite in
Italia sono state realizzate dai volontari del Movimento per la vita. La
referente è Rosa Rao che spiega: «Le culle sono uno strumento di soccorso ma
anche un veicolo di informazione: con la divulgazione della culla si diffonde
la possibilità del parto anonimo e si fa conoscere il numero verde 800.813.000
quale aiuto alle donne in difficoltà. L’angoscia può iniziare già nel momento
in cui una donna incinta sa di non poter tenere con sé quel figlio e
trasformarsi in disperazione in prossimità del parto.
Se per convinzione personale o
perchévive una situazione drammatica, la donna non vuole ricorrere all’aborto
e/o non conosce la legge sul parto in anonimato, lasciare in una culla
confortevole la sua creatura sarà l’ultimo gesto d’amore materno. È un servizio
di emergenza sanitaria, preso in carico dalle strutture ospedaliere o da
personale autorizzato dalle istituzioni: provvista di una videosorveglianza che
lascia il depositante in totale anonimato la culla evita, oltre alla sicura
morte del neonato, anche il reato di abbandono. Infatti, secondo il Codice
penale, in merito alla Culla non si può parlare di abbandono né di istigazione
allo stesso perché il neonato non viene lasciato in balia di se stesso ma
subito soccorso e affidato al Tribunale dei minori per l’adozione. La culla –
conclude la Rao – è una presenza muta di accoglienza nella quale tutta la
società dovrebbe rispecchiarsi». Il presidente del Movimento per la vita, Carlo
Casini, sottolinea l’importanza delle culle per l’associazione: «Anche se non
ci sono stati neonati lasciati nelle culle del Mpv il loro significato è molto
forte edè quello di ribadire che 'i bambini non si buttano': se non puoi tenere
un bambino c’è una comunità che lo accoglierà. Esiste una legge che consente il
parto in anonimato e noi siamo favorevoli. Ma ci sono, d’altra parte, donne che
non vogliono essere materialmente viste perché clandestine o ricercate: dare la
possibilità di salvare un bambino, anche in situazioni estreme, è importante».
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