mercoledì 4 gennaio 2012


Segregata per un uomo e ogni suo desiderio, http://www.labussolaquotidiana.it

Il dibatttimento di una causa che implica valori tradizionalmente  contrastanti  può mettere in imbarazzo i giudici, costringendoli a scegliere fra le leggi vigenti nella loro nazione e gli usi e i costumi portati con sè da immigrai e profughi. E`stato infatti un vero scontro fra due mentalità totalmente opposte, fra due culture e due religioni diverse, quello che si è acceso ieri, martedì, nell’aula del tribunale di Göteborg, in Svezia. La materia era scottante: due genitori serbi islamici residenti a Göteborg, avevano voluto procurare al figlio venticinquenne, ritardato mentale, una “compagna”. Per questa ragione si erano recati l’anno scorso in Serbia ed avevano acquistato da un conoscente la di lui figlia quattordicenne contro il pagamento di 1.000 euro in contanti ed il versamento successivo di 100 euro al mese.

La giovane ragazza era stata costretta a seguire i suoi “compratori” in Svezia contro la propria volontà e per un anno ha poi dovuto soddisfare, sotto la continua minaccia di percosse e di privazioni, i bisogni sessuali del “marito”.  Ma ai primi di novembre dell’anno scorso, è riuscita a mettersi in contatto con un’assistente sociale e il 2 novembre la polizia ha fatto irruzione nell’appartamernto in cui la ragazza veniva tenuta prigioniera, arrestando i “suoceri” e il loro figlio.

Il processo a carico degli imputati si basa sul racconto raccapricciante della giovane che ha definito la sua permanenza in Svezia un “inferno” segnato da continui maltrattamenti, percosse e perfino minacce di morte (l’avrebbero fatta volare giú dal balcone) se non aderiva ai propri quotidiani “obblighi sessuali” verso il marito.

Ed è qui che le versioni contrastano in modo netto. Non è vero, dice l’avvocato difensore Tommy Nilsson, che la ragazza venisse tenuta segregata. Andava addirittura a prendere i bambini piú piccoli all’asilo e accompagnava spesso la suocera al centro commerciale per scegliersi abiti e scarpe di suo gradimento. Non solo, ma, secondo la consuetudine musulmana, ella è statata dichiarata “sposa” con un rito privato e, stando alla legge serba, poteva quindi praticare attività sessuale dato che la sua età rientrava nell arco previsto (dai 13 ai 16 anni) per le donne sposate. 

“Ma in Svezia costituisce reato avere rapporti sessuali con adolescenti di età inferiore ai 15 anni!” tuona il pubblico ministero Thomas Ahlstrand. “E il fatto che la ragazza abbia denunciato la propria situazione dimostra che ella non era affatto consenziente al matrimonio impostole dal padre.”

La corte dovrà quindi giudicare tenendo conto di fattori diametralmente opposti. La sentenza verrà emessa fra due settimane. Nel frattempo i colpevoli rimangono chiusi in carcere. Secondo la legge svedese, la loro identità non può essere resa pubblica se la pena sarà inferiore ai due anni di reclusione.

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