DIFENDO LA CHIESA ATTACCATA DA MANCUSO, lo Straniero - Il blog di
Antonio Socci, Antonio Socci, Da “Libero”, 12 settembre 2012, http://www.antoniosocci.com
Chissà se Corrado Augias e Vito
Mancuso, che su “Repubblica” denunciano l’ “operazione anestesia” della Chiesa
sul cardinal Martini (specie sul “modo in cui Martini ha chiesto di morire”,
dice Augias), saranno sobbalzati ieri, al titolo di “Avvenire” che recitava
“Accudimento non ‘accanimento’”.
Il direttore del giornale della
Cei, Tarquinio – senza nominare Martini – negava che l’applicazione del sondino
gastrico in caso di grave malattia incurabile sia “accanimento terapeutico” e
negava che si tratti di cure “sproporzionate rispetto ai risultati attesi”.
Aggiungeva:
“so bene che qualcuno considera
‘accanimento’ dare da mangiare e da bere con un sondino a chi ne ha bisogno (e
può ricevere utilmente cibo e acqua), ma non può provvedere da solo”, ma “io
sono tra coloro che giudicano questo gesto di cura e di amore del nutrire e
idratare semplicemente l’esercizio di un assoluto dovere di umanità e di
solidarietà”.
Era la risposta a un lettore con
moglie malata di Alzheimer, quindi non un commento sul caso del cardinale, ma
quelle parole ora potrebbero essere lette in riferimento alla sua vicenda che
ha fatto tanto clamore.
Infatti il medico che curava
Martini, dopo la morte ha subito spiegato che egli, affetto da Parkinson, da
questa estate “non è più stato in grado di deglutire nulla” e “non ha voluto
alcun altro ausilio: né la Peg, il tubicino per l’alimentazione artificiale… né
il sondino naso-gastrico. E’ rimasto lucido fino alle ultime ore e ha rifiutato
tutto ciò che ritiene accanimento terapeutico”.
Dunque è accanimento o accudimento?
Non c’è solo questa diatriba
sull’alimentazione e idratazione. Mancuso denuncia l’“operazione-anestesia” che
la Chiesa starebbe facendo su tutta la figura di Martini: “A partire
dall’omelia di Scola per il funerale, sulla stampa cattolica ufficiale si sono
susseguiti una serie di interventi la cui unica finalità è stata svigorire il
contenuto destabilizzante delle analisi martiniane per il sistema di potere
della Chiesa attuale”.
Dunque un “figlio spirituale” del
cardinale, come Mancuso, lo elogia per il “contenuto destabilizzante” dei suoi
pronunciamenti e protesta perché la Chiesa, sottolineando la fede cattolica di
Martini, li starebbe anestetizzando.
Come stanno le cose?
In effetti, visto il coro
scatenato dalla stampa laica per celebrare il prelato in chiave polemica, la
Chiesa ha cercato di valorizzare Martini per le cose buone, ma – come ogni
madre farebbe con un proprio figlio – ha steso un pietoso velo sui
pronunciamenti più “destabilizzanti”.
Tuttavia – sommessamente – ha
messo pure dei punti fermi. Per esempio su “Avvenire” del 1° settembre è uscita
un’intervista al cardinale Ruini dove la giornalista, Marina Corradi notava che
su temi come fecondazione artificiale o unioni omosessuali “Martini sembrava
più aperto alle ragioni di certa cultura laica” e “ha espresso pubblicamente
posizioni chiaramente lontane da quelle della Cei”.
Il Cardinal Ruini ha risposto:
“Non lo nego, come non nascondo che resto intimamente convinto della fondatezza
delle posizioni della Cei, che sono anche quelle del magistero pontificio e
hanno una profonda radice antropologica”.
Poche parole, ma pesanti e
significative. Ricordano che nella Chiesa va seguito e ubbidito il magistero
pontificio, non questo o quel vescovo che dice cose diverse.
Nel resto dell’intervista Ruini
ha elogiato l’arcivescovo defunto per altre cose e ha sottolineato che dentro
la Cei “non sono mai emerse divergenze profonde”, concludendo che “Martini è
stato un grande figlio della Chiesa; cercare di giocare la sua eredità contro
di essa sarebbe un’operazione assai misera”.
Come si vede c’è stato
quell’atteggiamento di grande pietà e di amore che la Chiesa ha verso tutti,
tanto più verso un suo alto ecclesiastico che ha dedicato la vita a Gesù
Cristo, pur dicendo talora (anche) cose discutibili o controverse.
Per esempio l’ultima intervista
di Martini, uscita postuma, come testamento spirituale, è stata lanciata dal
“Corriere della sera” con questo titolo “Chiesa indietro di 200 anni”. Erano
parole del prelato.
Il vaticanista Sandro Magister ha
notato che “le alte gerarchie della Chiesa l’hanno passata sotto silenzio”.
A me questo silenzio pare un gran
gesto di carità. Infatti è imbarazzante che un cardinale di Santa Romana Chiesa
decida di congedarsi dal mondo con quello che forse nelle sue intenzioni era un
grido di dolore sulla Chiesa, ma che ai più è sembrato in realtà un atto
d’accusa.
Dove Martini sale in cattedra e
prescrive a tutti, a partire dal Papa, cosa devono fare: “la Chiesa deve
riconoscere i propri errori e deve percorrere un cammino radicale di
cambiamento, cominciando dal Papa e dai vescovi”.
Così oltretutto misconosce la
straordinaria opera di purificazione della Chiesa che Benedetto XVI con immenso
coraggio ha intrapreso fin da quando era cardinale.
Martini – oltreché cardinale –
era anche gesuita e il connotato specifico dei gesuiti è proprio il voto di
obbedienza al Papa, a difesa di Pietro e della Chiesa. Ma questa difesa non si
è vista molto.
S. Ignazio di Loyola, fondatore
dei gesuiti, nei suoi famosi “Esercizi spirituali”, prescrive loro, per “avere
l’autentico sentire della Chiesa militante”, queste regole:
“Deposto ogni giudizio, dobbiamo
tenere l’animo disposto e pronto per obbedire in tutto alla vera sposa di
Cristo nostro Signore che è la nostra santa madre Chiesa gerarchica. Lodare
finalmente tutti i precetti della Chiesa, tenendo l’animo pronto a cercare
ragioni in sua difesa e in nessuna maniera in sua offesa”.
E ancora:
“Dobbiamo essere più pronti ad
approvaree lodare tanto le disposizioni e raccomandazioni quanto i
comportamenti dei nostri superiori”.
Ognuno può vedere cosa rimane di
queste regole… Del resto, quando Martini denuncia che “la Chiesa è indietro di
200 anni”, pretendendo che si adegui ai tempi e si omologhi al mondo, dimentica
che compito della Chiesa è guardare indietro di duemila anni, convertendosi
continuamente non alle mode mondane, ma alla Verità fatta carne. Venuta nel
mondo duemila anni fa.
Diceva un grande convertito,
Gilbert K. Chesterton: “Non abbiamo bisogno, come dicono i giornali, di una
Chiesa che si muova col mondo. Abbiamo bisogno di una Chiesa che muova il
mondo”.
Infatti quelle confessioni
protestanti europee che sono andate dietro al mondo (con tutte le sue
fissazioni: dal sacerdozio femminile al matrimonio dei preti) sono diventate
irrilevanti o si estinguono.
C’è pure un “dettaglio”
dottrinale che ha fatto discutere. Martini, nell’intervista-testamento,
sostiene che “tutte le regole esterne, le leggi, i dogmi ci sono dati per
chiarire la voce interna e per il discernimento degli spiriti”.
Giudizio che il professor De
Marco definisce “equivoco” perché “un formula del genere” oggi ha “una
recezione soggettivistica: il dogma (quello trinitario, ad esempio) sarebbe
dato per ‘chiarire’ la voce della coscienza individuale”.
Questa approssimazione equivoca
galvanizza Mancuso fino a fargli scrivere che tale “centralità della coscienza
personale” sulla Chiesa e sui dogmi corrisponderebbe all’ “insegnamento del
Vaticano II (vedi Gaudium et spes 16-17)”.
Ma quei passi della Gaudium et
spes dicono cose ben diverse e – ad esempio – sottolineano l’esistenza di
“norme oggettive della moralità” e il problema della “coscienza erronea”.
Sulle pagine dei giornali la
teologia lascia il posto alle chiacchiere da salotto giornalistico. Che
alimentano divisioni, mentre Benedetto XVI fa un titanico sforzo per evitare
alla Chiesa lacerazioni, conflitti e (in certi casi europei) perfino rischi di
scismi.
I salotti non capiscono la carità
del Papa: “La carità è paziente, è benigna la carità… non si adira, non tiene
conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità.
Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1Cor 13).
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