STAMINALI/ Il genetista: il Tar ha bloccato le cure? E' giusto, ci sono
protocolli da rispettare - INT. Bruno Dallapiccola - giovedì 6 settembre 2012 -
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I giudici del Tribunale
amministrativo di Brescia hanno respinto la richiesta di sospensiva del
provvedimento dell'Aifa. I pazienti gravi che fino a maggio hanno avuto la
possibilità di accedere alla terapia della Stamina Foundation, basata su
infusioni di cellule staminali, continueranno a essere esclusi dal trattamento.
Il Tar ha dunque respinto il
ricorso presentato dai genitori di Celeste Carrer, Smeralda Camiolo e di
Daniele Tortorelli, anche se in realtà le cure potranno continuare per le prime
due bambine, per le quali si sono già pronunciati il tribunale di Venezia, in
via definitiva, e quello di Catania in via provvisoria. L’unico a dover
rinunciare al trattamento è quindi il piccolo Daniele, affetto dalla rarissima
malattia di Niemann Pick, causata dalla carenza di un enzima. I giudici hanno
constatato “l’insufficienza e l’inadeguatezza dei singoli pareri favorevoli
espressi dal Comitato etico” sul trattamento Stamina e la sua “mancanza di
evidenza scientifica”, oltre al fatto che “l’unica pubblicazione, di tre
pagine” è “redatta dal dottor Andolina su una rivista edita in Corea”.
Infine, fa sapere il Tar, non
solo i dati sui pazienti in cura non sono stati trasmessi per tempo
all'Istituto Superiore di Sanità, ma la relazione del Ministero della Salute
del 9 luglio 2012 ha evidenziato come nel laboratorio del Civile non fosse
garantita “la tracciabilità dei prodotti” oltre all’impossibilità di conoscere
la “metodica per la produzione e l'uso terapeutico di cellule mesenchimali
utilizzato da Stamina che, peraltro, non risulta disporre di un riconoscimento
presso la comunità scientifica nazionale e internazionale”. «I protocolli
esistono ed è necessario rispettarli, - conferma il genetista Bruno
Dallapiccola, contattato da IlSussidiario.net - non per fare un dispetto ai
pazienti ma nel loro stesso interesse. E’ ovvio che può sembrare sbagliato
interrompere terapie capaci di fornire primi segnali di miglioramento, ma è
assolutamente necessario dimostrare innanzitutto che queste stesse terapie
siano in grado di curare. Solo dopo averle sottoposte ai test di rito si può
procedere con la somministrazione».
Il dottor Dallapiccola tiene poi
a sottolineare che le terapie con cellule staminali «non sono una passeggiata».
Effetti negativi nel medio-lungo termine, ci spiega, sono già stati dimostrati:
«Casi di tumori o di reazioni avverse a queste terapie sono già stati
registrati in passato, quindi è più che mai necessario dimostrare che un
trattamento funzioni ed esser sicuri di stare facendo qualcosa nell’interesse
del paziente».
Nonostante i pazienti sottoposti
alla terapia Stamina abbiano mostrato qualche piccolo miglioramento, «non è da
questi segnali che un trattamento può essere considerato efficace, perché in
realtà potrebbero significare molte altre cose. E’ ovvio che la speranza è che
possa essere stato scoperto il modo di sconfiggere malattie oggi incurabili, ma
l’approccio per farlo non è certamente quello che si sta seguendo in questo
caso».
Pur capendo perfettamente la
rabbia e lo sconforto delle famiglie coinvolte, «da genetista che vive
costantemente immerso in casi come questi, spesso incurabili», il dottor
Dallapiccola conclude dicendo che la “prudenza” della medicina «non intende
essere lenta o non andare nell’interesse dei pazienti, ma semplicemente
dimostrare che la terapia è realmente efficace e che si sta facendo qualcosa
che non reca danni al paziente».
(Claudio Perlini)
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