CURARE LE FERITE DEL POST-ABORTO - Intervista a Benedetta Foà,
psicoterapeuta del CAV Mangiagalli di Milano, da anni impegnata nella cura
delle sindromi post-aborto di Lisa Pitti
ZI12091106 - 11/09/2012
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http://www.zenit.org/article-32492?l=italian
ROMA, martedì, 11 settembre 2012
(ZENIT.org) - Ogni donna che si è procurata un aborto, "quando si rende
conto che un figlio manca all'appello, e che la responsabilità è propria, sta
male fino a cadere in depressione anche a distanza di 10/15 anni".
Lo afferma Benedetta Foà,
psicoterapeuta, collaboratrice del C.A.V - Centro Aiuto alla Vita Mangiagalli
di Milano. Autrice di Maternità Interrotte, 'manuale' sulle sindromi
post-aborto, la dottoressa Foà racconta a ZENIT del suo impegno per curare le
ferite delle donne che hanno vissuto l'esperienza dell'interruzione di
gravidanza.
***
Dottoressa Foà, lei si prende
cura delle donne ferite dall'aborto: cosa è significato per lei, quindi,
raccogliere firme per la campagna "Uno di Noi" al Festival dei
Giovani di Medjugorje 2012? E
soprattutto perché ha accettato di partecipare a questa missione impegnativa?
Benedetta Foà: Per prima cosa
vorrei sottolineare il mio legame con Medjugorie. Vengo in questo luogo di
grazia dal 1986, ci ho vissuto quasi tre anni durante il conflitto (1991-96) ed
è un paese che per me è “casa”. Detto questo viene automatico che quando il
vicepresidente del Movimento per la vita, Elisabetta Pittino, mi ha invitato a
dare una mano significativa a questa missione, mi sono sentita “chiamata”
ancora una volta a mettere a disposizione le mie conoscenze del posto e a
lavorare per la vita.
Il compito era sicuramente
impegnativo, soprattutto considerando il clima soffocante, che ben conoscevo, e
i milioni di pellegrini di tutte le lingue con cui dover comunicare il
messaggio importante che stavamo portando. Certo è che essere a Medjugorje
durante il Festival è una grazia di per sé, con tutta quella carica, gioia ed
entusiasmo trasmesso dai giovani. Poter lavorare per la vita vuol dire mettere
in pratica i messaggi della Madonna, essere le “Sue mani”, come ci chiede nei
suoi messaggi. Vivere i suoi messaggi è la cosa veramente importante.
Raccogliere le firme non era il
solo scopo, infatti la cosa fondamentale era far sapere a tanti giovani di
tutta Europa e del Mondo che i cittadini europei stanno lottando per la vita,
che vogliono difendere la vita fin dal suo concepimento e che essa non è un
gioco ma è sacra. Questo secondo me è un messaggio forte che va contro
corrente, contro il pensiero agnostico di questo momento storico. E' stato
bello vedere giovanissimi e non solo, venire muniti di penna e documento “per
aiutare” la causa della vita. Personalmente mi hanno commosso particolarmente i
ragazzini croati, che pur non essendo “ancora” europei volevano firmare “a
tutti i costi”.
Com'è nata la sua vocazione al
post-aborto?
Benedetta Foà: La mia vocazione a
prendermi cura della donna è nata a Medjugorie. Come ho detto ho vissuto qui
quasi tre anni, sono venuta nel 1995 come volontaria a portare aiuti umanitari
con e per una associazione chiamata A.R.P.A fondata da A. Bonifacio. Sono stati
anni molto duri ma anche tanto fecondi. E' stato durante questo periodo che la
parrocchia di Medjugorie ha chiamato in suo aiuto un esperto, il Canadese
dottor Philip Ney. Con lui abbiamo fatto un percorso di Counseling specifico su
Abuso sessuale e Aborto. Questo seminario ha aiutato tutti (sacerdoti, suore,
laici), ma a me ha veramente aperto un mondo fino a quel momento sconosciuto.
Da quel giorno in poi ho studiato
l'argomento aborto e le sue conseguenze. All'epoca (parlo di 17 anni fa), in
Italia non se ne parlava molto, ma in America e Canada c'erano già molte
ricerche relative allo stress post-aborto. Quando mi sono iscritta
all'università avevo già chiaro che mi sarei occupata di ricerca e cura del
post-aborto. Ora dopo lunghi anni di studi e la laurea in Psicologia Clinica,
spero di poter aiutare tanti uomini e donne che soffrono per non aver accettato
la vita dei loro figli.
Lei è co-autrice di Maternità
Interrotte, un “manuale” sul post-aborto edito dalla San Paolo. Ci parli del
suo libro e di quelli che saranno i suoi progetti futuri.
Benedetta Foà: Il libro è stato
molto importante perché rappresenta uno dei primi libri pubblicati in Italia da
professionisti italiani in cui viene trattato il problema del post-aborto e
soprattutto di una possibile cura. Personalmente il futuro è ancora tutto da
costruire, ma la strada è spianata. Se va tutto come stabilito nel giro di
pochi mesi ci sarà a Milano un centro che si occupa della cura e recupero di
coloro che soffrono del trauma identificato con il nome di “stress
post-aborto”. Ho dei progetti anche su Medjugorie, infatti nel 2013 si dovrebbe
tenere il primo Seminario di guarigione sul post-aborto.
Dall'approvazione della legge 194
del 1978 solo in Italia sembra che ci siano stati 5.000.000 di aborti
praticati: questo vuol dire che ci sono altrettante madri/padri che hanno perso
uno o più figli. Non tutti stanno male nello stesso modo e con gli stessi
tempi, ma quando ci si rende conto che un figlio manca all'appello, e che la
responsabilità è propria, molti stanno veramente male. Ho ricevuto telefonate
di donne che dopo 10/15 anni di distanza dall'aborto procurato sono cadute in
una depressione tale da non riuscire più a lavorare, fino a non riuscire più ad
uscire di casa. Lo stress post-aborto esiste ed è molto invasivo, è importante
lavorarci con tecniche specifiche perché non è un lutto come gli altri.
Il suo aiuto si rivolge solo alle
donne, o anche agli uomini?
Benedetta Foà: Nonostante possa
sembrare meno immediato, anche gli uomini soffrono di stress post-aborto. Anche
loro quando si rendono conto che avrebbero potuto avere dei figli e invece non
li hanno accolti, soffrono. Il pensiero si blocca e l'aborto che hanno fatto
fare alla compagna può diventare un chiodo fisso, tanto da non farli progredire
nel loro cammino di vita. Penso che non ci siano altri modi per far conoscere
il dramma dell'aborto se non quello di scrivere libri, tenere conferenze e far
sapere, soprattutto alle giovani generazioni, che la vita è sacra e va
protetta, anche a costo di sacrifici.
Come ci si può mettere in
contatto con lei?
Benedetta Foà: Ho iniziato a
progettare la mia pagina web, sarà semplice ma dettagliata e chi vorrà trovarmi
saprà come farlo. E' chiaro che già da ora per chi volesse dei consigli può contattarmi
al mio indirizzo mail: benedetta.foa@libero.it.
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