IL CASO/ Mamma di due gemelle a 57 anni. Ma quanto si è disposti a
rischiare per avere un figlio? - INT. Paola Liberace – il sussidiario.net, lunedì
19 settembre 2011 (Claudio Perlini)
Dieci giorni fa Karola Pia e
Adriana Cristina sono nate all’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona
di Salerno e Silvana, medico di 57 anni, è finalmente mamma per la prima volta
dopo un concepimento reso possibile da
una procedura di “ovodonazione”, illegale in Italia e per questo effettuata in
Spagna, e una gestazione particolarmente travagliata. «Dico a tutte le donne di
non arrendersi e di andare avanti», ha detto la donna, sposata e originaria di
un piccolo paese del Cilento. La gravidanza di Silvana è stata seguita dallo
staff della sezione “Gravidanza a rischio” diretto da Raffaele Petta, il quale
ha confermato che «considerata l’età della avanzata della signora si tratta di
un evento straordinario che ha pochissimi riscontri. L’eccezionalità della
gravidanza ha infatti richiesto particolare assistenza, ma alla fine è andato
tutto per il meglio». Nel corso degli ultimi mesi, i problemi non sono infatti
mancati: ipertensione, diabete e addirittura un grosso fibroma della dimensione
di un’arancia, hanno complicato la situazione ma fortunatamente non hanno
impedito la nascita delle gemelline. Al settimo mese poi le due placente si
sono fuse dopo una trasfusione di sangue causando una crescita maggiore di uno
dei due feti e un difetto di crescita dell’altro: infatti Karola Pia è nata
senza alcun problema e pesa due chili, mentre Adriana Cristina ha bisogno di
assistenza respiratoria e pesa poco più di un chilo e trecento grammi. Unica in
tutta la Regione, la “Gravidanza a rischio” è stata istituita un paio d’anni fa
da Attilio Bianchi, direttore dell’Azienda ospedaliera salernitana, e da quel
giorno lo staff composto dai medici Mario Polichetti, Carmela Pugliese e Carlo
De Rosa si occupa dei casi più complicati e difficili. «Ho coronato il sogno
della mia vita - ha detto la neo mamma - lottando con mio marito per avere un
figlio e alla fine ce l'abbiamo fatta.
In questi giorni bellissimi che hanno completamente cambiato la nostra
vita, ringraziamo il Signore va per questo splendido dono». Ma i ringraziamenti
vanno anche agli operatori della struttura, che «hanno oltre alla altissima
professionalità, tanta umanità. Un ultimo ringraziamento al direttore generale
Bianchi - continua Silvana - e al direttore
sanitario Scafarto che hanno fortemente voluto che a Salerno venisse istituita
una struttura di “Gravidanza a rischio” specializzata nel controllare le
gravidanze molto difficili e ci hanno evitato viaggi della speranza».
IlSussidiario.net ha chiesto un commento della vicenda alla giornalista e
scrittrice Paola Liberace: «Credo che il susseguirsi di vicende che riguardano
donne che hanno avuto figli in età avanzata indichi la esistente difficoltà di
conciliare una vita lavorativa con la costruzione di una famiglia. Il caso poi
di queste donne sessantenni è anche più complicato perché non si tratta solo di
donne che hanno scelto di avere dei figli in età avanzata, ma anche di storie
comuni di donne reduci da anni di tentativi per superare i vincoli della
natura, magari in nome del concetto di diritto. Credo che la chiave di queste
vicende sia proprio nell’uso di questo termine, diritto, perché si passa da un
sentimento del tutto umano e comprensibile, come appunto quello della
maternità, ad un piano leggermente diverso, che sconfina nel campo della
giurisprudenza, dove purtroppo si possono incontrare anche provvedimenti
ostili, come quello della coppia di Torino a cui è stata tolta la figlia pochi
giorni fa a causa di vari sospetti del Tribunale dei minori riguardo le
modalità del concepimento. Quando una maternità viene trascinata sul piano
giuridico non serve più a nulla invocare l’aspetto umano, il bisogno di una
madre di dare e ricevere amore e affetto, perché basta un giudice per togliere
questo diritto. È quindi molto pericoloso trattare la genitorialità e la
maternità a “colpi di diritti”, perché la logica del sentimento davanti alla
giurisprudenza non conta più niente».
Come già detto, quella di Silvana
è stata una gravidanza difficile, dove giorno dopo giorno si presentavano nuovi
problemi che mettevano in seria difficoltà la stessa vita delle due gemelline.
Chiediamo quindi a Paola Liberace quanto sia poi consigliabile intraprendere un
cammino così pieno di insidie: «Augurerei a tutte le donne di diventare mamme,
ma non so se consiglierei a tutte di esserlo ad ogni costo, perché ci sono
molte gravidanze che, pur di ottenerle, vengono portate avanti con grandi
rischi, sia per la madre che per i bambini. Non dico questo perché non
comprenda la gioia profonda che si cela dietro questi tentativi quasi
disperati, ma perché credo che ci sia un limite di fronte al quale è opportuno
fermarsi, cioè quello dell’integrità e salute fisica della donna e dei bambini.
Credo inoltre che ci siano molti modi per una donna per essere madre e per
portare il suo contributo, anche fuori dalla sua famiglia. La maternità è senza
dubbio il più bello di questi modi, ma anche dove le porte, per una ragione o
per un’altra, sono chiuse, ce ne sono altre da esplorare». Inoltre viene
spontaneo al rischio educativo, e al fatto che quando le due gemelline avranno
per esempio 23 anni, Silvana ne avrà 80: «Per il nostro modo di ragionare il
rischio educativo resta comunque in secondo piano, perché ci troviamo in una
società che si preoccupa solamente delle condizioni fisiche della donna e delle
bambine, ma che delega ad altri l’allevamento e l’educazione dei figli, per
esempio a scuole di ogni livello a partire dagli asili nido, oppure a vari
professionisti retribuiti per questo scopo, come tate o babysitter. Non ci si preoccupa
della sorte che avranno i bambini, perché diamo per scontato che chi genera un
figlio debba avvalersi dell’aiuto di terzi per allevarlo, e trovo che questo
sia un fatto ancora più preoccupante».
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