L’anestesista Devalois: «morire con dignità non è eutanasia o suicidio
assistito», 5 maggio, 2012, http://www.uccronline.it
Se all’imminente ballottaggio in
Francia dovesse uscire vincitore François Hollande, questo comporterebbe
probabilmente l’apertura all’eutanasia e all’aborto gratuito per tutte le
donne. Ricordiamo che il candidato socialista
ha la simpatia della loggia massonica più numerosa e potente in Francia, il
Grande Oriente: nella squadra che gestisce la sua campagna elettorale, “Le
Point” ha infatti contato dieci massoni, fra cui il presidente del Senato
Jean-Pierre Bel, gli ex ministri Michel Sapin e Jean-Yves Le Drian, il sindaco
di Lione Gérard Collomb e il responsabile della comunicazione del candidato
socialista, Manuel Valls.
Occorre tenere presente comunque
che l’apertura di Holland all’eutanasia è stata ritrattata da quest’ultimo dopo essere stato investito
da una bufera di polemiche in seguito a queste dichiarazioni. Il Paese,
comunque, è fortemente laicista ed è probabile che prima o poi la lobby
“pro-death” riesca a convincere la politica, tuttavia -come accade anche nel
Regno Unito- il maggiore freno a queste aperture arriva da medici e specialisti
e ovviamente dalle voci religiose, sempre attente al vero concetto di “dignità
della vita e della morte”, che nulla a che fare con il sentimentalismo con cui
ama fare pressione , ad esempio, il Partito Radicale in Italia.
Appare interessante dunque
riportare recenti dichiarazioni di Bernard Devalois, medico anestesista, già
Presidente della Società Francese di accompagnamento e Cure Palliative e
attuale capo dell’unità per le cure palliative all’ospedale di Pontoise, in
Francia. Il medico ha risposto ad alcune domande sul tema dell’eutanasia e del
suicidio assistito, molte delle quali si basavano proprio sul concetto di
“dignità”. Devalois, convivendo professionalmente con i malati terminali, è
però stato perentorio: «Morire dignitosamente non è affatto sinonimo di
suicidio assistito o di iniezione letale. Sono due cose diverse. Le cure
palliative consistono nel garantire la morte con dignità». E ancora: «occorre
riconoscere a tutti i pazienti in fin di vita il diritto a morire con dignità.
Ma affermare questo non vuol dire: devono morire per mano di un medico
attraverso un’iniezione letale, come hanno autorizzato Paesi come il Belgio, il
Lussemburgo e i Paesi Bassi». E così all’ennesima domanda: «L’accompagnamento e
le cure palliative costano molto, non alle famiglie, ma alla società. Mi sembra
molto importante mostrarsi solidali con chi sta per morire e impiegare tutti i
mezzi, in particolare quelli umani. Occorrono infermieri, aiuto-infermieri,
eccetera. E questo alla società costa caro, forse più dell’iniezione letale, ma
penso che ne valga la pena».
Il dott. Devalois ovviamente è
contrario all’accanimento terapeutico e non concorda con la posizione di
numerosi medici (e della Chiesa cattolica) circa l’alimentazione e
l’idratazione, che lui -come molti altri e diverse associazioni scientifiche-
ritiene essere una terapia. Tuttavia -come per il neurologo Paolo Marchettini,
citato in un nostro precedente articolo - ritiene che l’eutanasia, considerata
come iniezione letale, «sia una soluzione del passato più che una soluzione del
futuro. Credo che la soluzione del futuro sia occuparsi correttamente di ogni
paziente in fin di vita e permettergli di morire con dignità attraverso lo
sviluppo delle cure palliative». Costa molto e deve intervenire la politica, ma
«l’iniezione letale è una tecnica che alla fine mette in luce l’impotenza di
essere solidali con i pazienti in fin di vita [...] Io mi occupo tutti i giorni
di pazienti in fin di vita, per fare in modo che non soffrano fisicamente e che
i loro cari vengano assistiti. Questa credo sia la soluzione del futuro e non
quella di dire, visto che non posso prendermi cura di lei allora le faccio
un’iniezione letale».
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