IL FATTO/ Il giudice:
siamo sicuri che togliere i bambini obesi alla famiglia sia la cura migliore? -
INT. Alda Maria Vanoni – il sussidiario.net, martedì 6 settembre 2011
A Dundee, in Scozia, quattro bambini tra i cinque e gli
undici anni sono stati tolti ai genitori a causa della loro obesità e ora
rischiano di essere adottati da altre famiglie. La decisione dei servizi
sociali ha già scatenato numerose polemiche in Gran Bretagna, dove si parla di
campagna discriminatoria nei confronti delle persone sovrappeso: tutto è
cominciato nel 2008, quando i servizi sociali lanciano un ultimatum alla
famiglia scozzese, in cui la bambina di tre anni pesa già 25 chili, la sorella
di 11 arriva a 76, mentre il dodicenne supera la soglia dei 100. I genitori
sono costretti a intervenire facendo fare attività fisica ai propri figli e
controllando il consumo di cibo spazzatura, ma dopo tre mesi la situazione non
cambia e i minori vengono per la prima volta dati in affidamento. La coppia di
genitori protesta animatamente e il Comune decide per un particolare programma
di monitoraggio, in cui l'intera famiglia deve vivere per due anni in una casa
dove ogni pasto è controllato da un assistente sociale e il coprifuoco fissato
per le 23. Anche questo incredibile esperimento però si rivela fallimentare, e
gli assistenti sociali arrivano così alla decisione di allontanare
definitivamente i quattro bambini più piccoli.
La Gran Bretagna, uno dei paesi più obesi del mondo, sta
conducendo una vera e propria guerra contro questo fenomeno che ogni anno,
secondo gli esperti, costa al servizio sanitario nazionale circa 45 miliardi.
IlSussidiario.net ha chiesto a Alda Vanoni, già giudice presso il tribunale dei
minori di Milano e già presidente nazionale dell'Associazione Famiglie per
l'Accoglienza se, per contrastare un fenomeno dilagante come l'obesità, un
governo può arrivare al punto di spezzare un nucleo familiare, allontanando i
figli dai propri genitori e addirittura arrivare a darli in adozione ad altre
famiglie: «La notizia come riportata dai media sembra contenere solo la
versione della famiglia - il comune non ha dato spazio ad alcun commento,
limitandosi a dichiarare di aver agito nell'interesse dei minori, per il loro
benessere e la loro sicurezza: questo potrebbe far immaginare che ci sia
dell'altro che non conosciamo, e che la decisione possa essere stata presa in
considerazione di altri elementi che la famiglia ha preferito non rendere
pubblici. Se invece la notizia corrispondesse alla realtà, cioè che quattro
bambini sono stati allontanati dalla famiglia solo perché obesi, ci sarebbe
molto da obiettare. E' vero che in casi di forte obesità il problema non è più
puramente estetico, ma che riguarda il bene della salute: la sua tutela va però
garantita senza negare o pregiudicare l'integrità psicologica dei minori. Nella
vicenda in esame, i genitori hanno dichiarato di volere molto bene ai propri
figli e di aver fatto il possibile per farli dimagrire, e questo sembra indice
di un reale rapporto affettivo all'interno della famiglia. Mi sembrerebbe poi
una pessima decisione quella di sradicare completamente dei figli da una
famiglia a cui gli stessi sentono di appartenere, sarebbe una vera violenza
decisa da un'autorità estranea al rapporto, e non importa se motivata "a
fin di bene"».
Alda Vanoni spiega poi la legge italiana sull'adozione, che
«prevede che vengano adottati non i bambini che hanno una famiglia non idonea,
ma coloro che non ce l'hanno proprio, oppure che sono nelle situazioni in cui è
così carente da ritenersi inesistente. In questa vicenda non può ritenersi
"inesistente" una famiglia che ha aderito al pesantissimo programma
di "monitoraggio" tentando di migliorare la situazione sanitaria dei
figli; non hanno raggiunto i risultati prefissati, cioè sono inadeguati, ma
questo non autorizza l'autorità a strappare i bambini dalla famiglia, è una
violenza sociale. Anche il programma di monitoraggio mi è sembrato molto
pesante, perché la famiglia ha una sua identità e soggettività che, ove
necessario, va sostenuta, aiutata e indirizzata, ma deve essere sempre e
comunque rispettata, e metterla sotto osservazione 24 ore su 24 è
un'intromissione che non rispetta».
Questa vicenda non convince però del tutto la Vanoni, secondo
cui potrebbe essere leggermente "gonfiata" o comunque travisata: «Per
quanto si possa pensar male dei servizi pubblici, questo sembra proprio
esagerato, quindi potrebbero esserci degli altri elementi non noti. Quando in
Italia bambini vengono tolti dalla famiglia, l'autorità si muove su ragionevole
accertamento (anche se iniziale e necessario di ulteriori approfondimenti) di
una situazione di pericolo, di abuso, di maltrattamento o di gravissima
incuria. In questo caso però sembra che i genitori si siano dati da fare per
seguire i dettami del servizio sociale pubblico».
Chiediamo a Alda Vanoni in che modo uno Stato potrebbe
intervenire per il benessere dei bambini senza però smembrare una intera
famiglia: «Non è facile pensare a modalità di intervento su dei bambini che già
da così piccoli sono obesi: si potrebbe pensare a dei programmi diurni, in cui
i bambini vengono aiutati dalla mattina alla sera per garantire loro una
corretta alimentazione. Oppure potrebbero far trascorrere loro qualche giorno
in strutture specializzate, ma senza arrivare a darli in adozione ad altre
famiglie. Comunque bisogna anche capire che, nonostante questo sia un grande
problema, lo Stato non sempre può raddrizzare tutte le cose che vanno male
nella società, e c'è un livello davanti al quale non si può fare molto, e
strappare un bambino dalla propria famiglia è la cosa più drastica a cui si
possa pensare».
© Riproduzione riservata.
Nessun commento:
Posta un commento