Paesi Bassi: la cultura della morte propone eutanasia per tutti gli
over 70, 8 maggio, 2012, http://www.uccronline.it
Quando si parla di bioetica è
essenziale avere chiaro il “piano inclinato”, ovvero il concetto per cui quando
si apre una breccia sarà difficile impedire che si apra anche l’intera porta.
Un passo tira l’altro, è automatico e obbligatorio. Per chi è scettico
consigliamo di visionare quanto accade oggi nei Paesi Bassi.
Nel 2002 è stata legalizzata
l’eutanasia per i malati terminali che ne facevano richiesta, poi il Canadian
Medical Association Journal (CMAJ) ha scoperto che un terzo delle soppressioni
avveniva senza autorizzazione da parte
del paziente. In seguito, nel St Pieters en Bloklands, un centro anziani di
Amerfott, si è deliberatamente deciso di non rianimare i pazienti al di sopra
di 70 anni, nel 2011 la Royal Dutch Medical Association (KNMG) ha rilasciato
nuove linee guida, per cui si dovrebbero includere tra i beneficiari
dell’eutanasia anche chi ha “disturbi mentali e psico-sociali” come “perdita di
funzionalità, la solitudine e la perdita di autonomia“.
Da pochi mesi è attiva un’unità sanitarie mobili composte
da medici e infermieri – tutti volontari – disposti a praticare l’eutanasia a
domicilio, mentre il New York Times di qualche giorno fa ha informato che
l’associazione Right to Die-NL, promotrice dell’eutanasia, non si accontenta e
sta facendo pressione perché tutte le persone sopra i 70 anni, malati o no,
possano richiederla. E’ un diritto non soffrire, fisicamente e moralmente, dicono i portavoce
della “cultura della morte”.
Ovviamente il prossimo passo di
questa corsa verso l’abisso sarà abbassare costantemente il limite di età.
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