6 marzo 2012 - Attacco secolarista al matrimonio - Il cardinale O’Brien
argomenta con sapienza contro le nozze gay di di Keith O’Brien, © Sunday
Telegraph (traduzione di Elia Rigolio), http://www.ilfoglio.it/
Questo mese il governo avvia una
consultazione sui matrimoni tra persone dello stesso sesso, chiedendo
all’opinione pubblica se debba essere introdotto in Inghilterra e Galles. Spero
saranno in molti a rispondere e a riflettere sulla possibilità di firmare la
petizione a sostegno del matrimonio tradizionale.
All’apparenza, la questione del
matrimonio omosessuale può sembrare innocua. I patti civili esistono da vari
anni ormai, e permettono alle coppie dello stesso sesso di registrare la
propria relazione e di godere di una serie di tutele giuridiche. Quando vennero
introdotte, i sostenitori di queste misure si sforzavano in ogni modo di
spiegare che non volevano il matrimonio, che accettavano l’idea che il
matrimonio fosse da sempre soltanto l’unione legale di un uomo e di una donna.
Quanti tra noi non erano favorevoli ai patti civili, perché ritenevano che
queste relazioni fossero dannose per il benessere fisico, mentale e spirituale
di chi vi era coinvolto, avevano ammonito che col tempo le richieste si sarebbero
estese anche al matrimonio.
Dato che le coppie omosessuali
già godono di tutti i diritti giuridici del matrimonio, è chiaro che la
proposta non riguarda i diritti, ma piuttosto si configura come un tentativo di
ridefinire il matrimonio per tutta la società, seguendo un ordine imposto da
una piccola minoranza di attivisti.
Tale ridefinizione del matrimonio
avrà un impatto enorme su quanto si insegna oggi nelle nostre scuole, e sulla
società tutta. Sarà una ridefinizione della società, perché l’istituto del
matrimonio è uno dei pilastri della società. Ammettere ai sensi di legge i
matrimoni tra persone dello stesso sesso avrà ripercussioni immense.
Ma davvero si possono ridefinire
le parole per capriccio? Una parola il cui significato sia sempre stato chiaro
a tutte le società e nel corso di tutta la storia può essere trasformata
all’improvviso e significare qualcos’altro?
Se il matrimonio tra persone
dello stesso sesso sarà approvato per legge, cosa sarà dell’insegnante che
vuole spiegare agli alunni che il matrimonio può significare solo l’unione tra
un uomo e una donna, e che così è sempre stato? Insegnante e alunni
diventeranno le prossime vittime della tirannide della tolleranza, eretici il
cui dissenso dall’ortodossia d’imposizione statale deve essere annientato a
ogni costo?
Nell’articolo 16 della
Dichiarazione universale dei diritti umani, il matrimonio è definito come
relazione tra uomini e donne. Ma quando i nostri politici suggeriscono di
buttare a mare l’idea consolidata di matrimonio e di sovvertire il significato
non vengono derisi. Anzi, il tentativo di ridefinire la realtà viene ascoltato
con cortesia, e la loro follia assecondata. Come istituto, il matrimonio
precede di molto l’esistenza di qualsiasi stato o governo. Non è stato creato
dai governi, e non può essere modificato ad opera loro. Al contrario,
riconoscendo gli innumerevoli benefici che esso porta alla società, le
istituzioni dovrebbero intervenire per proteggerlo e sostenerlo, non attaccarlo
o smantellarlo.
Si tratta di un’opinione che
sarebbe stata accolta e accettata ancora pochi anni fa, ma oggi sostenere
un’interpretazione tradizionale del matrimonio espone al rischio di essere
etichettati come bigotti intolleranti.
Non vi sono dubbi sul fatto che,
in quanto società, siamo ormai indifferenti all’importanza del matrimonio per
la sua influenza stabilizzatrice e siamo meno propensi a lodarlo come
istituzione meritevole. Sebbene nel corso di una generazione sia stato
danneggiato e minato, il matrimonio ha sempre avuto lo scopo di unire uomini e
donne, perché i figli nati da quelle unioni avessero una madre e un padre.
Questo ci conduce all’unico punto
di vista che pare essere del tutto perduto o ignorato: quello del figlio. Tutti
i bambini meritano di iniziare la vita con una madre e un padre; le prove a
favore della stabilità e del benessere che ne derivano sono schiaccianti e
inequivocabili. Non possono venire da una coppia di persone dello stesso sesso,
per quanto benintenzionate possano essere.
Il matrimonio omosessuale
eliminerebbe del tutto dalla legge l’idea fondamentale di una madre e di un
padre per ogni bambino. Creerebbe una società che sceglie deliberatamente di
privare un figlio dell’una o dell’altro. Ed esistono anche altre insidie. Se è
possibile ridefinire il matrimonio in modo che non indichi più un uomo e una
donna ma due uomini o due donne, perché fermarsi qui? Perché non permettere a
tre uomini o a una donna e due uomini di formare un matrimonio, se si
promettono reciproca fedeltà? Se il matrimonio si riduce a degli adulti che si
amano, su che base tre adulti che si amano possono esserne esclusi?
Nel novembre 2003, dopo una
sentenza con cui un tribunale del Massachusetts aveva legalizzato il matrimonio
gay, alle biblioteche scolastiche fu imposto di mettere in catalogo letteratura
omosessuale; ai bambini delle elementari si leggevano favole che raccontavano
di Re e Re. Alcuni studenti delle superiori ricevettero addirittura un manuale
esplicito di sostegno all’omosessualità, intitolato “Il piccolo libro nero,
essere gay nel XXI secolo” (The Little Black Book: Queer in the 21st Century).
Improvvisamente l’istruzione
doveva conformarsi a quanto si riteneva fosse “normale”. Il governo ha
fintamente suggerito l’idea che il matrimonio omosessuale non sarebbe vincolante
e che le diverse confessioni potrebbero scegliere di non riconoscerlo.
Questa è arroganza a livelli
sbalorditivi. Nessun governo possiede l’autorità morale per smantellare
l’interpretazione universalmente riconosciuta del matrimonio. Immaginate per un
istante che il governo avesse deciso di legalizzare la schiavitù, assicurandoci
però che “nessuno sarà obbligato ad avere uno schiavo”. Tali vuote
rassicurazioni calmerebbero la nostra furia? Giustificherebbero lo
smantellamento di un diritto umano fondamentale? O non sarebbero forse parole
fuorvianti, specchietti utili a mascherare una grave ingiustizia?La
Dichiarazione universale dei diritti umani è cristallina: il matrimonio è un
diritto che si applica a uomini e donne, “la famiglia è il nucleo naturale e
fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e
dallo stato”.
Questa verità universale è
talmente lapalissiana che non dovrebbe essere necessario ribadirla. Se il
governo tenterà di demolire un diritto umano universalmente riconosciuto,
perderà colpevolmente la fiducia che la società ha riposto nel suo operato, e la
sua intolleranza umilierà il Regno Unito agli occhi del mondo.
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