Ferrara: «il suicidio assistito usato contro il cristianesimo», 3
dicembre, 2011, http://www.uccronline.it
Ancora una volta il laico e non
credente Giuliano Ferrara dimostra una lucidità di giudizio senza paragoni. Lo
avevamo citato in Ultimissima 26/4/11, ma vale ancora la pena soffermarsi sulla
recente puntata del programma “Qui Radio Londra”, dove il direttore de “Il
Foglio” ha preso posizione sul gesto estremo e pubblicitario di Lucio Magri,
che ha voluto togliersi la vita a causa della depressione recandosi nella
clinica della morte svizzera.
Abbiamo già avuto modo di
giudicare la vicenda sostenendo che per un “senza Dio” non ci può essere alcun
valore nel dolore e nella sofferenza e che è quasi un obbligo il suicidio per
chi non condivide la prospettiva cristiana, un dovere di coerenza estrema.
Perciò tanti vedono in queste persone degli eroi, degli esempi. Ferrara ha però
posto la questione del suicidio assistito, del diritto a suicidarsi richiesto
allo Stato, come sfida diretta al cristianesimo, ovvero alla visione sacra
dell’uomo, alla visione che difende la vita, la sua inviolabilità, che combatte
l’autodeterminazione radicale. Ancora una volta la cultura della morte sfida i
cristiani.
«Quello che è sicuro è che la
pratica di stato del suicidio assistito», dice Giuliano, «la pratica di
business e questa generale messa in scena come messaggio culturale significa
una cosa sola: via Cristo dalla faccia della terra, via le beatitudini, via il
Vangelo, via quell’idea e quella concezione della persona umana per cui c’è
qualcosa di misterioso che non è riducibile alla nostra libertà, al nostro
potere di fare della cose». E ribadisce la sua posizione: «Io sono di questa
scuola, nel senso che non si regge il mondo occidentale su queste idee estreme,
radicali di autonomia dell’individuo, di potere nichilista, annientatore
dell’individuo [...]. In molti hanno sostenuto questo atto di libertà per
sradicare il cristianesimo dalla terra. Dal punto di vista della mia felicità
personale, della mia coscienza», dice infine, «preferirei che restasse».
Nessun commento:
Posta un commento