Se ciò che è naturale
diventa alieno - Una volta si aveva paura dei vampiri, oggi si ha paura di fare
un figlio di Carlo Bellieni, 4 Dicembre 2011, http://www.loccidentale.it
Sembra che la scena più horror degli ultimi tempi in un film
sia stata… un parto! Già, la nascita del figlio della coppia di vampiri della
saga Twilight nel film Breaking Dawn: nascita spontanea, di un bambino che in
nulla è apparentemente diverso da un altro dei miliardi di bambini nati al
mondo, ha determinato svenimenti, capogiri, paura. Ragazzi! Abituati a vedere
sventramenti, attacchi cannibali, stupri… svenite per un parto?
Mica tanto strano. E’ che nella società postmoderna c’è
un’epocale censura su tutto ciò che è naturale, mentre si gonfiano e
banchettano nelle nostre giornate paure false, bisogni falsi, desideri falsi,
piaceri falsi. E quello che è naturale diventa alieno, dunque spaventoso.
Si arriva poi a quello che in un recente manuale di sociologia
ho definito “pedofobia” (Advances in Sociology, vol 13, Nova Publisher, USA),
cioè la fobia per l’idea stessa di avere un figlio. Ragazzi, saprete tutto ma
proprio tutto su come non avere figli ma niente, proprio niente, su come
averli. Ringraziate ballerine e cantanti e disinvolti giornalisti, che fare un
figlio è diventato “un diritto”, e dunque che ormai pensiate che, come ogni
diritto, un figlio si possa avere “a piacere”, o “a comando”, e che ovviamente
sia indolore, automatico, meccanico, ripetibile a piacere, quando lo voglio,
come lo voglio; e soprattutto inconciliabile con la vita giovane, giovanile, un
ostacolo, la “ciliegina sulla torta” che “ci si regala” (unico e perfetto
altrimenti si butta via prima che nasca), quando abbiamo soldi, lavoro,
progetti realizzati… e soprattutto quelle benedette scarpe della commessa del
negozio pre-maman, che la pubblicità TV di una marca automobilistica ci fa
vedere come desiderabili molto più che avere un figlio.
E allora il figlio della coppia di vampiri (che la
vampiressa si rifiuta di abortire) diventa un horror: ma come… far nascere un
figlio da giovani! e indesiderato dal padre! e che fa soffrire la madre!
Abominio. Già, una volta si aveva paura dei vampiri. Oggi si ha paura di fare
un figlio.
Tanto che si moltiplicano i cesarei, non solo per motivi
clinici o per paura (o perché oggi c’è la bella invenzione di promuovere i
figli concepiti in vitro, chiamandoli “figli preziosi” – definizione ufficiale
da textbook- e regalare loro un tasso di cesarei maggiori della media); ma
anche perché le mamme non hanno capito che devono sbrigarsela loro; con gli
aiuti della medicina e delle ostetriche, ma devono spingere, sudare… e che
diamine: un taglio vi prego! E non è colpa delle donne ma di una cultura che non
insegna niente sul parto, sul sesso vero (che non è raccontare quanto
infastidisce o è carino il preservativo).
Non è un caso che questa cultura pedofobica sia vincente: il
mondo oggi fa paura, e l’idea stessa di fare figli è una contraddizione. Basta
aprire un giornale e trovate solo notizie di crisi, epidemie e stupri; sarà un
caso, ma io ci vedo dietro una mentalità che odia profondamente quello che c’è
di più umano e più naturale; spesso per vendere; ancor più spesso per desiderio
di essere creatori (finti) di quello che abbiamo intorno, creando un mondo di
plastica e cartone e preferendolo per diffidenza a quello fatto di fiori, ma
anche bestie selvagge, di sole ma anche di velenosi animali, che abbiamo da
miliardi di anni.
E allora il figlio può essere indifferentemente fatto in
laboratorio, le cellule “si creano” (non è vero ma così dicono i giornali), e
via dicendo; e come ho cercato di spiegare nel romanzo “Volere e Volare” (Ed
Cangtagalli), forse c’è una regia dietro. Ipotesi ardimentosa? Provare per
credere. Se si arriva ad avere orrore di un parto e non di uno stupro, un
motivo c’è.
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