Sla: un'interfaccia cervello-pc per tradurre il pensiero in azioni, di red., 01/03/2012,
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Accendere e spegnere la luce,
aprire la porta, formulare parole e frasi, ma solo con il pensiero: da un
progetto di Febo Cincotti, ricercatore della Fondazione Santa Lucia IRCCS di
Roma - finanziato da Fondazione AriSLA per la ricerca sulla Sclerosi Laterale
Amiotrofica (SLA), con il contributo di AISLA, Associazione Italiana Sclerosi
Laterale Amiotrofica - è nato il prototipo di interfaccia cervello-computer che
permette di comunicare attraverso gli impulsi del cervello ai pazienti “locked
in”, cioè in uno stato avanzato della disabilità in cui non si è in grado di
muovere neppure gli occhi.
Il prototipo - Il prototipo,
tutto italiano, si chiama Brindisys e, rispetto ad altri modelli precedenti,
complessi da utilizzare, ingombranti e che richiedono costante supporto
tecnico, è un dispositivo completamente non invasivo, di facile utilizzo, che
permette anche ai pazienti in uno stato avanzato della malattia di mantenere
una possibilità di comunicazione. Dotato di un elaboratore miniaturizzato
simile a quelli usati all’interno dei riproduttori DVD, Brindisys riconosce
l’intenzione dell’utente dall’esame del suo segnale elettroencefalografico,
senza l’utilizzo di un computer potente. "Il progetto è nato con
l’obiettivo di realizzare un sistema di ausilio che includa un’interfaccia
cervello-computer semplice, incorporata in un apparecchio indipendente senza
bisogno di un personal computer – spiega Febo Cincotti -. Altri dispositivi
analoghi sono stati ideati nel corso degli anni, ma nessuno è stato pensato per
rispondere alle esigenze dei malati di SLA, che variano col progredire della
malattia. Fin dall’inizio del progetto il nostro obiettivo è stato identificare
i loro bisogni specifici, e coinvolgerli nella validazione del sistema per
confermarci che stiamo procedendo nella direzione giusta. È importante
sottolineare che si tratta di un progetto di ricerca sperimentale e bisognerà
attendere prima che possa essere disponibile per un reale utilizzo”.
Come funziona - Brindisys è
composto da una cuffia, che viene indossata dal paziente, dotata di elettrodi
che servono a rilevare i comandi solamente immaginati attraverso i potenziali
elettrici prodotti dal cervello. Tali segnali vengono “letti” da un dispositivo
poco più grande del palmo di una mano che li traduce in comandi e li trasmette
a un semplice tablet da cui parte l’esecuzione dell’azione. Si va dalla
riproduzione vocale di una frase pre-impostata, alla formulazione lettera per
lettera di frasi nuove fino a comandare azioni vere e proprie quali accendere la
televisione, cambiare canali, aprire la porta, spegnere la luce. La “traduzione
del pensiero” avviene in circa 10 secondi. "Uno degli obiettivi
istituzionali della Fondazione AriSLA è sostenere la ricerca volta a migliorare
le condizioni di vita dei pazienti anche attraverso lo sviluppo di nuove
tecnologie – commenta Renato Pocaterra, segretario generale della Fondazione
AriSLA – Il progetto Brindisys è stato finanziato proprio con questo intento,
perché, dopo essere stato sottoposto a un processo di selezione di peer review,
è stato valutato dal comitato scientifico internazionale tra le proposte più
innovative e interessanti sul fronte degli ausili per la comunicazione dei
pazienti di SLA. Oggi che il prototipo è stato realizzato – conclude Pocaterra
– siamo soddisfatti di aver creduto in questo progetto e siamo in attesa di
conoscere i risultati dei test sui pazienti per la sua messa a punto
finale".
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